“Non c’è guerra in Nigeria” sbraita il fascistoide Salvini per richiedere di rispedire al loro paese chi,
attraversando il mediterraneo a rischio della morte, arriva in Italia provenendo dal paese africano.
Per rincarare la dose e per mostrare quale sarebbe la ricetta della lega per affrontare la questione
della povertà nigeriana Salvini si offre anche di portare imprenditori nordici in Nigeria per “aiutarli
a casa loro”.
E’ vero: i nigeriani sono al primo posto nei flussi nel nostro paese. Sono stati 38.000 nel 2016 (anno
record) e saranno circa 20.000 nel 2017, l’anno della stretta muscolosa del governo Gentiloni –
Minniti, quello che per impedire fastidi politico/elettorali al PD sta lasciando migliaia di migranti
nelle mani degli aguzzini libici, in campi-lager gestiti da personaggi che sono un misto tra miliziani
che appoggiano un governo fantasma e contrabbandieri di migranti.
Secondo Salvini in Nigeria non ci sono guerre e invece di guerre ce ne sono tante. Oltre alle
devastazioni provocate da Boko Haram che hanno causato due milioni di profughi interni e 150000
profughi verso Niger, Chad e Cameroun, ci sono le guerre condotte da governo per conto delle
multinazionali del petrolio nelle regioni del delta e indirettamente contro tutti i nigeriani. Non è un
caso che circa la metà degli uomini e delle donne che arrivano in Italia dalla Nigeria provengano da
una regione che era una delle più ricche dell’africa: il Delta del Niger. Qui vivono circa 30 milioni
di abitanti la cui maledizione è stata quella di nascere in una zona ricca di petrolio. Le
multinazionali Shell, ENI_Agip, Chevron, Total e altre hanno prodotto un vero e proprio ecocidio
andando a devastare con le loro tubature, le loro recinzioni, i loro sversamenti e il gas flaring le
fertilissime terre, le acque e l’aria di una delle zone più belle e importanti dal punto di visto
naturalistico e delle biodiversità di tutto il pianeta. Il tutto con pesantissime ripercussioni sulla
popolazione locale che ha perduto il controllo dei propri fattori produttivi e sta subendo oltre alle
conseguenze fisiche di un inquinamento bestiale (altissima mortalità infantile e aspettative di vita
sempre più basse) anche la repressione brutale dell’esercito e della polizia nigeriani, condotti da un
governo e da un apparato burocratico che è l’unico a beneficiare delle royalty petrolifere mentre il
90% della popolazione campa con un dollaro al giorno. Un popolo che ha sempre lottato e lotta
tuttora con tutti i mezzi per riprendersi la vita insieme alla propria acqua e alla propria terra viene
massacrato da una dittatura che difende solo gli interessi dei paesi ricchi ad avere petrolio di buona
qualità a basso costo e a rimpinguare i dividendi degli azionisti delle compagnie petrolifere, il tutto
sulla pelle di milioni di persone condotte alla disperazione.
A partire dal caso nigeriano, generalizzabile a gran parte dell’Africa e di tanti altri paesi che si
trovano in una situazione di sottomissione economica e politica alle esigenze dei paesi a sviluppo
capitalistico più avanzato, emerge con forza la necessità di cambiare, anzi di ribaltare il paradigma
delle migrazioni. Migrare non è una colpa ma una dura necessità, anche una forma di resistenza ed
emancipazione rispetto alla situazione di annichilimento in cui si trovano milioni, per non dire
miliardi, di persone del pianeta terra. Dobbiamo ribaltare il paradigma razzista e reazionario
dominante condizionato sicuramente da un enorme deficit di informazione, da mass media che
oscurano il genocidio in atto per andare ad inseguire anche il più piccolo evento di cronaca che
possa mettere in cattiva luce i migranti che approdano in Europa. Le migrazioni ci offrono
l’occasione per denunciare il neocolonialismo, il genocidio culturale e sociale, l’insostenibilità di un
sistema che campa sulla sottomissione di 2/3 della popolazione del pianeta e che usa la guerra e la
repressione per regolare i conflitti di interesse imperialistici nella spartizione della torta.
Analizzando la situazione Nigeriana abbiamo visto anche chi sono gli aguzzini di casa nostra, gli
interessi di Eni-Agip e le loro responsabilità nelle centinaia di incidenti che hanno contribuito a fare
del delta la zona più inquinata al mondo .La compagnia di bandiera si è distinta nell’uso di standard
operativi tra i peggiori della zona, nella corruzione, nel sostegno alla repressione dei nigeriani in
rivolta fornendo mezzi per gli spostamenti dei militari mentre il nostro governo tramite Alenia-
Finmeccanica fornisce armi alla dittatura di Abuja che a sua volta le usa per reprimere la propria
popolazione. Abbiamo visto le responsabilità degli organismi internazionali (BM e FMI), sostenuti
Nessun commento:
Posta un commento