Scriviamo
questa lettera prima di tutto per fare chiarezza, per
contestualizzare il problema abitativo a Parma, per ricercare
soluzioni che vadano oltre gli annunci pubblicitari e possano
risolvere la questione segnando un forte cambio di rotta rispetto
alla gestione cittadina delle politiche abitative degli ultimi 15
anni.
La
Rete Diritti in Casa nasce dal Comitato Antirazzista, è autonoma
nonostante spesso collabori con altre realtà e lavora sulla
questione abitativa da ormai più di 10 anni. In questi anni
centinaia di sfratti sono stati rinviati, grazie alla solidarietà
attiva dei picchetti antisfratto, decine di case sono state occupate,
si è prodotto tanto a livello di analisi e dossier, di crescita
personale e collettiva dei militanti e dei migranti che ci
attraversano.
Oggi
la situazione delle case occupate a Parma parla di 10 occupazione
abitative attive, per un totale di 138 persone di cui 25 minori che
si trovano all'interno di case occupate. Questo dato tutt'altro che
trascurabile ha un effetto significativo sul numero di famiglie o
singoli che rimane da gestire al Comune.
E'
vero: l'occupazione è un atto illegale, un'illegalità giusta
diciamo noi. Di fronte alla vergogna dello spreco di edifici lasciati
marcire per anni mentre così tante persone vivono in strada,
l'occupazione è la sacrosanta riappropriazione di chi non può far
altrimenti. Non raccontiamoci la manfrina che chi occupa è il
“furbo”, vuole saltare la fila, non ha voglia di pagare
l'affitto.
Oggi le liste per le case popolari sono sature, le liste
per i dormitori sono sature, con casi di persone cacciate fuori dai
dormitori a dicembre, e, come riconosce l'Assessore Rossi, i servizi
sociali del comune non hanno le risorse per far fronte all'emergenza.
In una casa queste famiglie hanno la possibilità di ricominciare, di
trovare un lavoro, di assumere dei ritmi di vita normali, mentre in
un dormitorio vincono l'alienazione, la miseria, l'abbrutimento
generale.
Chi
oggi occupa una casa non ha i soldi per pagarsi l'affitto e non vuole
vivere per strada: che colpa ha commesso? Deve morire per strada così
che poi monti quell'indignazione da bar, così che poi le istituzioni
riconoscano la “tragedia” della povertà?
É
un dato dell'ISTAT di questi giorni che un milione di famiglie sono
senza alcun reddito. Tenere le case sfitte e abbandonate (spesso
senza motivo) al giorno d'oggi è immorale, uno spreco da combattere.
Non solo con le armi dell'informazione, della propaganda, della
sensibilizzazione, ma anche con le armi dell'azione diretta, della
riappropriazione dal basso, dell'impegno tangibile. Questa è la
nostra risposta, ma qual è quella delle istituzioni?
Noi
giochiamo a viso scoperto, combattiamo la legge ingiusta, senza paura
delle conseguenze, come fecero in tanti prima di noi, dai partigiani
a Rosa Parks, passando per Don Milani e i comitati di base degli anni
'70. Ed è qui che si pone il nodo centrale della questione. Sindaco
lei deve scegliere chi vuole essere, che parte vuole assumere, come
rapportarsi con i movimenti e con chi occupa una casa, deve dirci chi
oggi è il criminale, il povero che occupa una casa o chi
possedendone a decine le lascia vuote a puri fini speculativi.
O
sarà il Sindaco sceriffo, che firmerà decreti di sgombero, che dirà
“non posso fare niente”, che non andrà oltre deboli proclami e
sterili azioni intraprese nel recinto di una prassi e di una
normativa che serve per avvantaggiare i soliti, che ha causato la
situazione in cui viviamo. Il Sindaco del rispetto della legalità,
di quella stessa legalità che la ha obbligata a dover mandare i
nostri rifiuti all'inceneritore, firmando un bel “pagherò” in
termini di salute e tumori per la cittadinanza; di quella stessa
legalità che stimola il mercato del gioco dell'azzardo, con tasse
risibili e controlli inesistenti, facendo sì che oggi la nostra
città sia invasa da Slot; di quella stessa legalità del patto di
stabilità e dei debiti, che seppur commessi da ladri, per opere
inutili e faraoniche, vanno comunque pagati, a costo di tagliare
servizi e stipendi.
Oppure
può essere il Sindaco della gente, il Sindaco degli ultimi, il
Sindaco schierato al fianco di chi oggi, dopo aver lavorato per anni,
con paghe da fame e orari e condizioni da schiavo, non si può
permettere di pagare un affitto, ovvero di garantire una rendita a
chi invece spesso non lavora. Può scegliere di stare dalla parte di
quei tanti muratori che dopo aver costruito centinaia di case si
trovano nel paradosso di non possederne nessuna. Può scegliere di
tutelare la salute, fisica e psichica, di chi, senza alcuna
alternativa, si è trovato obbligato ad occupare una casa,
cancellando le ordinanze di sgombero che lei ha firmato ma che ha
evidentemente scritto qualcun altro.
Può
scegliere se scrivere la storia, ricorrendo allo strumento della
requisizione per attuare quella redistribuzione della ricchezza che è
per noi l'unica possibile via d'uscita da questa crisi causata anche
e soprattutto dalla volontà di non andare ad intaccare le grandi
ricchezze e le rendite.
Un
sindaco in Italia già lo fece, si chiamava Giorgio la Pira, e così
facendo scrisse la storia. Un esempio unico di coraggio e virtù.
Nel
1951 La Pira divenne sindaco di Firenze, democristiano, giurista,
antifascista e padre costituente, si trovò in una città con più di
2000 sfrattati, e emanò una requisizione delle case abbandonate per
poter ospitare queste famiglie. Il Consiglio di stato gli diede
ragione contro i ricorsi dei proprietari privati, proprio perchè le
sue requisizioni erano temporanee e non definitive, erano
requisizioni e non espropri, ed erano state effettuate per evitare
problemi di ordine pubblico. La Pira applicava la legge, e a ragione,
perchè credeva che la legge fosse il garante della libertà
individuale solo fino a quando lo Stato poteva garantire i diritti
fondamentali, cui si rifaceva la Costituzione. Se lo Stato non poteva
garantire casa, reddito e dignità, avrebbe dovuto la legge piegarsi
agli usi che avrebbero permesso il ripristinarsi dell'ordine sociale.
Qualche
decennio dopo un altro sindaco di Firenze, attuale Presidente del
Consiglio, ha deciso di dichiarare guerra ai movimenti per il diritto
all'abitare aiutato dal suo fedele pasdaran Angelino Alfano, attuale
ministro degli Interni ed ex portaborse di Berlusconi.
Sta
a Lei scegliere se vuole essere il nuovo La Pira o l'ennesimo Renzi
di turno, se vuole improntare la sua politica su un cambiamento e dei
segnali forti e radicali o se vuole limitarsi a sistemare i conti e a
limitare i danni, anche se a questo punto bisognerebbe chiedersi dove
sta la differenza rispetto ad un commissario prefettizio.
Anche
la recente legge di Renzi che include la cancellazione della
residenza per chi abita in case occupate è secondo noi contro ogni
fondamentale diritto umano, in Italia attraverso la residenza passano
i diritti alla salute e all'assistenza che evidentemente sono
necessari a chi si trova senza un tetto! Come non prevedere una
residenza fittizia cui ricorrere per tutti i senza tetto? Non stiamo
parlando di clandestini, ma di gente che ha i documenti 'in regola' e
che anzi rischia anche di perdere il permesso di soggiorno dopo
magari aver lavorato per 15 anni nel nostro paese e aver pagato tasse
e contributi, come molti dei nostri occupanti, e si trova a perdere
tutto a causa di uno sfratto.
Per
concludere con ogni evidenza il problema non riguarda solamente noi a
Parma, ma un'idea perversa di società e sviluppo che ciancia di
diritti, sostenibilità ed eguaglianza ma poi si arrende subito ai
pescecani del cemento, delle banche e delle grandi proprietà.
Se
i nostri progetti saranno fermati dagli speculatori in questa città
si aprirà una ferita profonda. Sarà miseria, sarà delinquenza,
sarà mancanze di prospettive, e probabilmente sarà anche tanta
rabbia cieca. E la responsabilità sarà anche della dirigenza del
suo Comune.
La
stessa amministrazione che destina ingenti parti del bilancio per la
assistenza sociale andrebbe a distruggere quelle esperienze già
funzionanti, autogestite che sono radicate sul territorio e non
pesano assolutamente sulle casse del comune.
La
invitiamo nelle case occupate, in Casa Cantoniera, progetto che
quest'anno spegne undici candeline, al Sovescio, ad Artlab per
toccare con mano il lavoro che facciamo, per sentire la gioia di chi
costruisce insieme a noi relazioni sociali libere, di chi è riuscito
a determinare la gestione della propria esistenza. Siamo convinti di
essere il futuro, e basta venire ad una nostra cena per farsi
contaminare dal clima inebriante che si respira nel meticciato di cui
siamo composti, uniti non dalla stessa appartenenza geografica,
dall'estrazione sociale o da altre sovrastrutture, ma coesi nella
solidarietà attiva, nella lotta, nei percorsi di autogestione, di
mutuo soccorso.
Ed
è questa le resistenza per la quale tutti noi vogliamo lottare, per
difendere quello che ci siamo conquistati, spesso a caro prezzo,
lottando contro un modello di sviluppo avverso alle forme
organizzative autogestite e libertarie ed una società che sta
assumendo sempre più tratti barbari e disumanizzanti.
Le
auguriamo una attenta lettura del nostro dossier di modo che possa
trovare lo spunto per fare quelle scelte coraggiose che noi tutti
auspichiamo.
RETE
DIRITTI IN CASA
Nessun commento:
Posta un commento