sabato 17 maggio 2014

LE BUGIE DEI NEOFASCISTI SUL PROBLEMA CASA


ANTEFATTO
A Parma esiste da qualche anno un gruppuscolo di neofascisti affiliati a Casapound che, protetti e coccolati da Questura, Gazzetta di Parma e politici del centro-destra, mettono in atto ridicole azioni notturne, regolarmente esaltate il giorno dopo sul giornale locale.
Nella notte tra lunedì e martedì 6 maggio 2014 i neofascisti hanno fatto una di queste “temerarie” incursioni mettendo delle casette giocattolo davanti all’ingresso del Comune di Parma e facendo poi una foto da spedire di corsa ai servizievoli amici in Gazzetta.
L’accusa?
Secondo i neofascisti più di metà degli alloggi pubblici, cioè le case popolari, sarebbero assegnate agli immigrati, mentre “…in strada ci sono centinaia di italiani che ne fanno richiesta ma non vengono minimamente presi in considerazione.” 1
Ce n’è anche per il sindaco Pizzarotti accusato di “… aver dimenticato gli italiani ed essere diventato il sindaco degli immigrati.”
Noi sappiamo che il ruolo dei fascisti nella storia è sempre stato quello di cercare di dividere e distruggere le lotte dei lavoratori per il diritto al lavoro, il diritto alla casa, il diritto all’istruzione e anche in questo caso non si smentiscono.
La loro propaganda falsa e distorta infatti cerca di dividere e contrapporre i lavoratori italiani a quelli immigrati, insinuando che esistano incredibili privilegi di cui godrebbero i cittadini immigrati, al fine di scatenare una guerra tra poveri utile solo ai finanziatori di Casapound.
Nell’opuscolo che segue cercheremo di smontare tutta la massa di falsità che si nasconde dietro questi luoghi comuni, analizzando in particolare 2 questioni:

1) la questione se davvero gli immigrati sono favoriti nelle liste di assegnazione delle case popolari, ovvero nelle case ACER, nelle case di Parmabitare, nelle case di Casadesso e di Parma Social House, ovvero delle strutture pubbliche o finanziate con soldi pubblici che si occupano di edilizia residenziale pubblica (ERP).
2) la questione ancor più importante riguarda una domanda chiave: come mai a Parma sono stati spesi in opere pubbliche circa 1500 milioni di euro di denaro pubblico durante i 14 anni che vanno dalla prima giunta Ubaldi (1998) fino alla caduta di Vignali (2012) eppure sono state costruite pochissime case popolari (circa 170, poco più di 10 all’anno)?
Infatti una politica attenta ai bisogni delle classi popolari avrebbe utilizzato una parte importante di quelle immense risorse per le case popolari, in modo tale che la domanda di abitazioni a prezzi economici avrebbe potuto essere soddisfatta agevolmente, senza creare la situazione attuale dove migliaia di domande per le case popolari, di italiani e immigrati, giacciono inevase, perchè le case non ci sono.
La risposta, come chiariremo sotto, è che Ubaldi e Vignali hanno fatto di tutto per cercare di non costruire case popolari le quali avrebbero danneggiato la rendita parassitaria dei loro amici palazzinari, speculatori e proprietari immobiliari.
Eppure il signor Pier Paolo Mora di Casapound, così amico dell’allora sindaco Vignali e del vicesindaco Buzzi al punto di condividere con loro nel marzo del 2011 l’utilizzo del noto locale di via Farini Gavanasa 2, non ci risulta che all’epoca protestasse contro lo sperpero di soldi pubblici fatto dai suoi amichetti e a favore della costruzione di nuove case popolari. Per concludere: si dimostra ancora una volta che…I FASCISTI OGGI COME UN TEMPO SONO SEMPRE SERVI DEL POTERE E UTILI IDIOTI PAGATI DALLE CLASSI PRIVILEGIATE

PARTE PRIMA: LE DISCRIMINAZIONI CONTRO GLI IMMIGRATI PER L’ACCESSO AGLI ALLOGGI PUBBLICI E ALLE CASE POPOLARI
Un luogo comune purtroppo molto diffuso fa ritenere a diverse persone che gli immigrati siano agevolati nell’accesso agli alloggi pubblici: alcuni gruppi politici (dalla Lega Nord ai vari neofascisti tipo Casapound) fanno di questo slogan senza fondamento un utilizzo infame, cercando di mettere uno contro l’altro gruppi sociali che hanno bisogni simili e che dovrebbero unirsi nelle rivendicazioni invece che dividersi per accaparrarsi i pochi posti disponibili.
Che gli immigrati siano portatori di bisogni lo dice la stessa loro condizioni di espatriati, senza appoggi e parentele forti tali da garantire una struttura di accoglienza sufficiente.
Si tratta del soggetto più ricattabile e più “spremibile” dall’avidità di proprietari di casa senza scrupoli che sanno di poter ottenere affitti più alti da chi non ha alternative, è disposto ad abitare alloggi fatiscenti e il locali non abitabili (cantine e simili).
A questo si devono però aggiungere anche discriminazioni “legalizzate” cioè disposte da leggi e regolamenti.
Cominciamo dai provvedimenti normativi emessi dal Comune di Parma cioè i bandi e i regolamenti:
Trovando tante difficoltà nell’inserirsi nel mercato privato, gli immigrati sono tra le categorie sociali che si rivolgono massicciamente ai Comuni per ottenere alloggi pubblici e agevolazioni economiche per riuscire a pagare gli affitti. Negli ultimi bandi pubblici per le case popolari le domande degli immigrati sono state intorno al 50% del totale. Per ridurre questa pressione, sono state introdotte delle misure per diminuire le possibilità che gli immigrati possano ottenere le assegnazioni ( tanto si sa che gli immigrati non votano…):
Il regolamento per l’accesso alle case popolari prevede che il migrante richiedente sia impegnato in attività di lavoro subordinato o di lavoro autonomo dal momento dell’uscita del bando fino all’eventuale assegnazione, che spesso si verifica dopo mesi e anche oltre un anno dal momento del bando.
Gli immigrati sono tra le categorie sociali più spesso impiegati in attività a tempo determinato o sistemazioni lavorative precarie (per il 44% secondo il Rapporto Provinciale sull’Immigrazione) e spesso perdono il diritto all’assegnazione perché hanno perduto nel frattempo il lavoro. Il 18% degli immigrati presenti sul territorio non è impiegato in attività lavorativa pur essendolo stato in passato e non può quindi nemmeno presentare la domanda. Da notare che per i parmigiani doc quello del lavoro non è un requisito necessario per poter presentare domanda di alloggi pubblici.
Ulteriore discriminazione si rileva dalle condizioni soggettive utili per l’attribuzione del punteggio: sono favoriti i residenti a Parma da oltre 20 anni con 4 punti, i residenti da 8 fino a 20 anni con 3 punti, i residenti da 6 fino a 8 anni con 2 punti, da 4 a 6 anni con 1 punto. Se consideriamo che solo il 40% degli immigrati è arrivato a Parma da oltre 5 anni e che solo questi potrebbero beneficiare di un solo punto aggiuntivo in graduatoria, possiamo ben vedere che la categoria degli immigrati è ben danneggiata da questi criteri.
Stessa discriminazione, contro gli immigrati e a favore dagli abitanti residenti da più tempo, la si riscontra anche nei criteri per l’attribuzione del punteggio a per l’assegnazione degli alloggi di Parmabitare.
Il regolamento per l’assegnazione degli alloggi di Casadesso prevede che al massimo potranno essere assegnati a migranti il 20% degli alloggi di ogni condominio. Se consideriamo che a presentare domanda per accesso agli stessi alloggi, gli immigrati sono in una percentuale vicino al 50%, possiamo ben vedere che anche in questo caso si è consumata una discriminazione che odora di esclusione.
Venendo alla normativa nazionale occorre ricordare che la legge finanziaria per il 2009 (legge 133/2009), tra i provvedimenti il cui unico fine sembra quello di ostacolare l’inclusione dei cittadini di origine straniera nella società, ha previsto l’esclusione dai “benefici” del piano casa per gli stranieri che non risiedono in modo continuativo da almeno 10 anni in Italia (o nella medesima Regione per almeno 5 anni) (art 11,c.2 punto g).
Gli stessi requisiti sono richiesti anche (art.11, c.13) per accedere ai contributi per l’affitto previsti dalla legge 431/98 escludendo in modo irragionevole una grandissima parte degli immigrati da questi benefici.Vige inoltre l'esclusione dalla possibilità di far domanda per coloro che hanno permesso di soggiorno della durata inferiore ai 2 anni.
E' il testo unico sull' l'immigrazione dlgs 286/98 che all'art 40, comma 6, prevede per l'assegnazione delle case popolari sia il requisito del lavoro che del permesso almeno biennale: “Gli stranieri titolari di carta di soggiorno e gli stranieri regolarmente soggiornanti in possesso di permesso di soggiorno almeno biennale e che esercitano una regolare attività di lavoro subordinato o di lavoro autonomo hanno diritto di accedere, in condizioni di parità con i cittadini italiani, agli alloggi di edilizia residenziale pubblica e ai servizi di intermediazione delle agenzie sociali eventualmente predisposte da ogni regione o dagli enti locali per agevolare l’accesso alle locazioni abitative e al credito agevolato in materia di edilizia, recupero, acquisto e locazione della prima casa di abitazione."
Sembrerebbe ovvio pensare che chi è arrivato in Italia da minor tempo si trovi in condizioni più difficili e quindi dovrebbe essere, se non proprio aiutato, per lo meno essere equiparato in tutto e per tutto a chi risiede da sempre o da più tempo: la logica razzista che sottende questi provvedimenti invece è quella di discriminare volutamente. Altro che migranti agevolati!!! Occorre smontare questi luoghi comuni!

PARTE SECONDA: I SINDACI UBALDI E VIGNALI E LA LORO POLITICA DEL MATTONE
Come detto in precedenza in 14 anni di governo di Ubaldi e Vignali sono stati spesi a Parma soldi pubblici per circa 1,5 miliardi di euro tra infrastrutture, grandi opere, opere viabilistiche, arredo urbano, ristrutturazioni, ecc. 3
Di questo incredibile ammontare di denaro una parte del tutto trascurabile è stata investita nella costruzione di alloggi popolari: evidentemente il loro partito, quello del Mattone e della Speculazione - con i suoi assessori alle Politiche abitative Claudio Bigliardi (2002-2007), Mario Giubilini (2007-2009), Giuseppe Pellacini (2009-2011) - non ha mai avuto l’intenzione di calmierare i prezzi delle case, né tantomeno i canoni di affitto pagati dal proletariato della città.
Eppure il problema era ed è evidente, sotto gli occhi di tutti: “Ci sono dei dati che gli amministratori continuano ad ignorare e che sono fondamentali. E’ rilevante che tra le 1658 richieste di assegnazione di Case Popolari riscontrate nell’ultimo bando del 2008 il 48 % (796 famiglie) abbiano un ISEE inferiore a 4.500 Euro e il 16% (265 famiglie) abbiano un ISEE inferiore a 8100 Euro. Con questi redditi non si trova sollievo con nessuna delle offerte di alloggio «sociale» prodotto dall’amministrazione locale negli ultimi 10 anni.” 4
Ma la logica non era quella di soddisfare i bisogni sociali utilizzando le risorse dell’ente pubblico, bensì svolgere la propria funzione in quanto Partito del Mattone a sostegno dei costruttori, della grande borghesia e dei ceti benestanti, contribuendo ad estrarre la maggior rendita parassitaria possibile, mantenendo i prezzi delle case più alti possibili.
Seguendo una logica di questo tipo nacquero nel corso degli anni 2000 due progetti di tipo propagandistico ( Casadesso e Parmabitare) la cui funzione era ed è stata effettivamente quella di mostrare a livello massmediatico un attivismo sociale del Partito del Mattone nei confronti delle problematiche abitative, del tutto assente alla prova dei fatti, progetti di cui discuteremo qui sotto.
Di natura completamente diversa invece sono state le iniziative di Ubaldi e Vignali sul fronte dell’edilizia residenziale convenzionata (ERC), iniziative di supporto all’edilizia privata realizzate mediante strumenti tradizionali come gli schemi di convenzione 5, oppure mediante strumenti innovativi come il social housing e i fondi d’investimento finanziari.
Questi progetti li considereremo nell’ultima parte di questo lavoro.
L’esito finale di questo complesso demenziale di politiche abitative è stato esattamente descritto da un noto architetto parmigiano in un saggio sulle politiche abitative a Parma: “Paradossalmente, pure a fronte del perdurare di un fabbisogno consistente di case di edilizia sociale, si assiste oggi ad un eccesso di costruito e di invenduto di immobili ad alto prezzo che disincentiva nuovi interventi.” 6
Acer (Azienda Casa Emilia Romagna)
Non si poteva discutere di questioni abitative nel periodo di Ubaldi e Vignali senza iniziare dalla precisa scelta politica di mettere in disparte lo strumento tradizionale di tali interventi, l’Azienda casa emilia romagna (Acer), ex Istituto Autonomo Case Popolari (IACP), partecipata al 36% dal Comune di Parma mentre la Provincia ne possiede un altro 36%.
Lo IACP diventa Acer nel 2004, cioè un’azienda che si deve autofinanziare: sono abrogati i fondi e non vengono più costruite case popolari se non a seguito di preventiva vendita del patrimonio pubblico che quindi diminuisce progressivamente.
Acer è il soggetto garante della gestione e del supporto tecnico, le cui modalità operative sono finalizzate a gestire gli alloggi pubblici, per la stragrande maggioranza (n. 7.940 tra locazioni e gestioni) di proprietà del Comune. Un patrimonio consistente, ereditato dalle passate amministrazioni, ma del tutto insufficiente a far fronte alle necessità di una città fortemente interessata da fenomeni migratori e con una robusta presenza di studenti universitari fuorisede; patrimonio caratterizzato inoltre da rigidità dovute in massima parte al fatto che gli alloggi ERP sono spesso fruiti da persone anziane con locazioni di lunghissimo periodo che rendono gli alloggi stessi di fatto indisponibili.
Per l’ideologia del Partito del Mattone c’era comunque qualcosa di irritante e inaccettabile nel fatto che Acer e le case popolari (ERP) garantissero la sicurezza abitativa ad affitto molto contenuto alle classi popolari: per gente come Ubaldi, Vignali e i loro amici costruttori il fatto che “... il canone medio mensile degli alloggi di edilizia residenziale pubblica, calcolato secondo l'applicazione dei regolamenti comunali concertati nell'ambito provinciale, per l'anno 2012 sia risultato pari ad Euro 121,00 così come l’anno precedente” 7 rappresenta una autentica bestemmia nei confronti del loro credo economico basato sulla rendita immobiliare e la speculazione.
Solo 121 euro al mese!
E a tempo praticamente indeterminato !
Bisogna invece che i proletari paghino e paghino a caro prezzo affitti alle stelle, che si indebitino con i mutui fino alla settima generazione affinché venga soddisfatto il loro modello economico basato sulla rapina e sullo spietato sfruttamento delle fasce popolari più deboli.
Soprattutto per costoro è inaccettabile che Acer e le case popolari facciano concorrenza ai loro amici speculatori, costruttori e proprietari di case da affittare.
Non vi è alcun dubbio sul fatto che Ubaldi fosse perfettamente consapevole di tutto ciò: ad esempio nel gennaio 2007 inaugurando un cantiere di Casadesso in via Budellungo a Parma, inveiva contro “...il sistema tradizionale degli alloggi di edilizia residenziale pubblica [ERP] che è troppo «ingessato», perché di fatto nella situazione che abbiamo oggi ci sono molti assegnatari che in realtà non avrebbero più i requisiti...”. 8
Ottima scusa questa per imporre il nuovo e finalmente moderno modello: sloggiare gli affittuari dopo 2 anni al massimo 3 in casi particolari, ma soprattutto imporre dei canoni di affitto molto più consistenti, dai 260 ai 450 euro al mese. 9
Quindi nei 14 anni del ceto politico ubaldiano-vignaliano i finanziamenti per l’ERP sono stati del tutto cancellati; come mostra questa nota al bilancio Acer 2012 10, persino da parte dei prudenti estensori del bilancio c’è un accenno di critica alla dismissione dell’edilizia residenziale pubblica: discutendo della progressiva riduzione dei ricavi per Acer derivanti da attività di progettazione e direzione dei lavori, puntualizzavano che ciò accadeva anche “... a seguito del sostanziale azzeramento dei finanziamenti pubblici per l’ERP e delle scelte operate a livello nazionale per il cosiddetto housing sociale, che esclude le Acer.”
In questo senso l’opera di Bigliardi - assessore alle politiche abitative dal 2002 al 2007 - è stata precisamente quella di vendere circa 60 alloggi ERP in gestione all’Acer (tra il 2005 e il 2006) promettendo che coi proventi  ne avrebbe ricostruite altrettante, forse anche di più e fatto gli ascensori nelle case popolari che non l'avevano.
Era un piano  che avrebbe fatto ridere i polli ma su questo e altri progetti di politica abitativa altrettanto screditati ha costruito la sua carriera politica.
Nuove costruzioni dell'Edilizia Residenziale Pubblica (ERP) nel periodo ubaldiano-vignaliano ci sono state solo in via Lazio (28 alloggi) ma era un progetto che derivava dai tempi del sindaco di centrosinistra Lavagetto (1992-1998) per il quale hanno impiegato 10 anni per arrivare alle assegnazioni.
Il piano straordinario per l'incremento del patrimonio con 150 ulteriori alloggi ERP di cui parlava l’assessore Pellacini nel 2011 è stato in sintesi questo: 22 case popolari nuove a Vicomero sono state consegnate quest'anno, ma in realtà erano case che rientravano nel progetto Parmabitare che hanno cambiato destinazione visto che, come vedremo sotto, Parmabitare non è funzionale.
Altri 9 alloggi, da costruire con i proventi degli alloggi venduti nel 2005-2006, sono stati completati in via Guastalla; altri 25 alloggi avrebbero dovuto essere edificati in via Fleming dalla Azienda Casa Emilia Romagna, ma non se ne ha più notizia: il piano prevedeva anche acquisti di case private rimaste invendute (una quindicina di appartamenti) e ristrutturazioni di circa 50/60 alloggi tra cui via Olivieri 4-6 (anche in questo caso hanno impiegato quasi 10 anni per riconsegnare gli appartamenti al loro utilizzo).
Vedremo ora che l’azzeramento delle case popolari è stata solo la prima tappa di una politica abitativa gestita dall’ente pubblico del tutto in sintonia con il loro vangelo economico ultraprivatistico, speculativo, antipopolare: da un lato - al posto delle case popolari (ERP) - progetti propagandistici e del tutto inadeguati come Casadesso e Parmabitare, dall’altro il problema casa è stato abilmente strumentalizzato per sostenere i profitti delle imprese di costruzione per mezzo dei progetti di edilizia residenziale in convenzione e per mezzo dei progetti del cosiddetto housing sociale privato.
Le società partecipate Parmabitare e Casadesso
Per anni gli strateghi del Partito del Mattone hanno gridato ai 4 venti che mediante queste due società si sarebbe risolta l’emergenza abitativa a Parma: nella realtà delle cose oltre ad aver realizzato poco più di 170 alloggi in 14 anni, si è trattato di una operazione mediatica, organizzata naturalmente secondo i principi classisti, antipopolari, discriminatori così ben incarnati nelle pratiche di Ubaldi e del suo degno successore Vignali.
Infatti come vedremo tra Parmabitare e Casadesso vi è proprio una diversità nel target sociale per cui sono state pensate: la prima offre alloggi assegnati in locazione permanente, il cui costo di produzione si aggira sui 100.000 euro, a famiglie il cui Indicatore di Situazione Economica (ISE) sia almeno 16.000 Є/anno, mentre la seconda offre alloggi in locazione per soli due o tre anni, il cui costo di produzione è di un quarto o più inferiore a famiglie il cui reddito è molto basso.
Quindi più sei povero, più ti discrimino.
Parmabitare è una società di scopo 11: lo scopo è fare degli appartamenti da affittare a canone calmierato (300-450 euro al mese a seconda delle dimensioni).
Si tratta di una società consortile a responsabilità limitata, partecipata al 51% da Acer, il Comune ne possiede il 18%, il 14% è in mano ai costruttori (Pizzarotti, Coop. Edile Artigiana, Coop. Buozzi, Emini Costruzioni Spa, Edile Allodi Aldo srl, Buia Nereo Srl, più la Banca del Monte di Parma Spa) e il restante è diviso per quote inferiori all’1% tra i principali comuni della provincia.
I soci privati erano stati individuati da Acer con procedura di evidenza pubblica: 6 soci costruttori e la banca finanziatrice che avrebbero realizzato, con un sistema di rotazione, gli interventi costruttivi previsti nei capitolati di volta in volta predisposti per gli appalti. 12
Il costo medio di costruzione per ogni alloggio resta attorno ai 100.000 euro come nel caso dei 36 appartamenti di S.Prospero, di poco inferiore come nel caso dei 12 appartamenti di Corcagnano costati in media 93.250 euro, o dei 24 alloggi di Vicofertile costati in media 96.200 euro.
Parmabitare ha goduto di finanziamenti regionali, come nel caso dei 36 alloggi a S. Prospero distribuiti in 3 edifici da 12 unità immobiliari ciascuna, ove la spesa complessiva di 3.638.065,86 euro è stata così finanziata: 1,8 milioni mediante mutuo bancario in carico a Parmabitare, il rimanente finanziato dalla Regione Emilia Romagna.
Gli affitti sono di tipo concordato, l’assegnazione è in locazione permanente. Dopo l’adeguamento del 2009 erano i seguenti: per i trilocali (72 mq) euro 415 escluse utenze, per i bilocali euro 325 escluse utenze, per i monolocali (36mq) 225 Euro.
Affitti dunque lievemente inferiori alla media dei prezzi in città, tenendo conto della dislocazione periferica degli alloggi realizzati.
La chiave di spiegazione di questo fallimentare progetto sta nella clausola che esclude dal bando coloro che hanno redditi inferiori ai 16.000 euro annui: il Regolamento per l’assegnazione degli alloggi (approvato il 12 aprile 2007 col voto unanime dei consiglieri d’opposizione presenti)  recita testualmente: “Per l’assegnazione dell’alloggio in concessione il valore ISE dei beneficiari, calcolato secondo quanto previsto dai Decreti legislativi n. 109 del 31/03/1998 e successive modifiche, non dovrà essere inferiore a € 16.000 e superiore a €. 50.000.” 13
Non funziona quindi nel senso che chi ha bisogno perchè in difficoltà economiche non può fare domanda. Tra coloro che ci rientrano poi c'è una morosità molto elevata e quindi la società Parmabitare è in difficoltà. Comunque non va incontro alle esigenze di chi è in emergenza anche se in molti che non hanno il reddito sufficiente comunque provano a fare domanda quando esce il bando.
Il fallimento di Parmabitare si misura anche nella quantità di alloggi che dal 2003 ad oggi la società è riuscita a completare e assegnare: la miseria di 78 alloggi (22 a Vicomero, 36 a San Prospero, 8 in via Paradigna, 12 in via Ventura a Corcagnano, più due cantieri a Vicofertile sud e in via Ferrarini (ex Pezziol), il cui stato di avanzamento era minore del 30% per 44 alloggi che ora l’amministrazione grillina intende ridurre a 24. 14
Ben diversa all’epoca la sicumera propagandistica del Comune secondo il quale “...la Società Parmabitare, consentirà in pochi anni la nascita di circa 260 alloggi, su aree di intervento appositamente messe a disposizione dell’Amministrazione Comunale. L’intero programma comporterà un investimento complessivo di oltre 20 milioni di euro.” 15
Naturalmente la propaganda istituzionale era servilmente raccolta e amplificata dal quotidiano locale di proprietà dell’Unione Industriali pronto ad intonare il peana ad ogni muoversi di foglia dalle parti dell’Assessorato: In arrivo 560 alloggi; la realizzazione affidata alla società Parmabitare (9 giugno 2003), Nuove case per la città (22 giugno 2003), Decolla Parmabitare (25 febbraio 2004), In arrivo 360 nuovi alloggi (23 gennaio 2005), Parmabitare, si parte (8 marzo 2005), Casadesso, via a 60 alloggi (14 agosto 2005), Case popolari, partono i lavori (22 dicembre 2005), Alloggi contro il caro affitti; 360 locali per giovani coppie e lavoratori in mobilità (28 gennaio 2006).
Non c’è che dire, una sequenza di bugie e mistificazioni imbarazzante, ma che non imbarazza minimamente il direttore e gli scribacchini di questo quotidiano, gente priva di qualsiasi scrupolo relativo alla verità delle cose, abituata all’uso sistematico della menzogna e della distorsione dei fatti per difendere i privilegi della casta che gli paga lo stipendio.
Casadesso è un'altra società di scopo partecipata al 100% del Comune. L’avvio del progetto è stato permesso dal finanziamento di 6 milioni di euro stanziato dalla Fondazione Cariparma - da sottolineare a fondo perduto - per gli amici costruttori. L’amministratore unico è stato per lungo tempo Ernesto Casolari sostituito nel corso del 2012 da Pietro Conca.
Puro esempio di nazismo socio abitativo – la stessa logica di un palazzinaro o di uno speculatore immobiliare - messa in atto da un ente pubblico: mentre i meno sfigati possono avere, con Parmabitare, una casa in affitto a tempo indeterminato avendo però almeno 16.000 euro di reddito ISE, invece gli sfigati con meno di 16.000 euro stanno li 2 o 3 anni poi se ne devono andare, se lavorano bene altrimenti Raus, che se ne vadano alla svelta.
Gli alloggi sono ammobiliati e sono sempre in affitto a canone calmierato ma “...è da notare che l’assegnazione sarà temporanea: i lavoratori in mobilità geografica rimangano per un periodo massimo di due anni, mentre le coppie di giovani e i nuclei monogenitoriali potranno rimanere per un massimo di tre anni.” 16
Nel 2009 i primi 60 alloggi assegnati in via Spadolini (zona via Budellungo), mentre i 40 appartamenti del secondo stralcio del progetto a Vicofertile attenderanno fino al 2011, dove una delle 3 palazzine è ancora incompleta.
I costi di costruzione sono inferiori in misura significativa rispetto a quelli di Parmabitare: il progetto realizzato per i 60 alloggi di via Spadolini è costato circa 3.600.000 euro, dunque 60.000 euro circa cadauno (tra l’altro si tratta di appartamenti molto piccoli tra cui 18 monolocali); il progetto iniziale per i 62 alloggi di edilizia pubblica a Vicofertile Sud, per giovani coppie nuclei monogenitoriali e lavoratori in mobilità, da edificarsi nella Scheda Norma AF2, redatto dal progettista ing. Gianluigi Capra contemplava un importo complessivo pari a € 4.750.000,00; e quindi presentava un costo medio di 76.600 euro. 17
Nelle fantasie di chi ha concepito Casadesso, coi proventi degli affitti (da 260 euro per i monolocali a 350 euro per i bilocali fino a 450 euro al mese per i trilocali) si sarebbero dovuti costruire altri alloggi.
In sintesi c’è qui tutta la filosofia sociale del ceto politico ubaldiano-vignaliano: per i poveri non si deve spendere nulla, al massimo un po' di carità privata e poi le altre case le costruiamo con i soldi dei loro affitti: poveri che pagano per costruire le case di altri poveri.
Infatti nel libro dei sogni di Ubaldi e del suo fido assessore Bigliardi c’era scritto: “Casadesso grazie al contributo concesso dalla Fondazione Cariparma, di importo complessivo pari a 6.000.000 di euro, ha progettato 360 alloggi, con circa 700 posti letto, per un importo complessivo di oltre 30 milioni di euro. Il piano finanziario prevede che, mediante il reinvestimento dei canoni di locazione relativi ai primi alloggi realizzati, la Società Casadesso S.p.A., costituitasi il 30 gennaio 2006, interamente partecipata dal Comune di Parma, sia in grado di finanziare i mutui per la costruzione di altri alloggi, generando di conseguenza un meccanismo di “autofinanziamento” che permetterà il completamento dell’intero programma .” 18
Facendo due semplici conti è evidente che i 60 alloggi affittati a un canone medio di 350\400 euro al mese potevano generare al massimo 250.000 euro all’anno. Se per costruire i restanti 300 ipotetici alloggi occorrevano almeno 25 milioni, sarebbero occorsi oltre 10 anni di “autofinanziamento”, tra l’altro senza spendere mai un euro nella manutenzione degli edifici...
Che l’affermazione di Bigliardi fosse completamente idiota lo si desume dalla delibera comunale n. 871/43 del 24 giugno 2010 nella quale il finanziamento degli ulteriori 62 alloggi Casadesso di Vicofertile veniva posto in carico per 2 milioni di euro alle casse comunali e per 2,75 milioni a Casadesso medesima...alla faccia dell’autofinanziamento!
In ossequio al credo iperliberista dei promotori di Casadesso anche la gestione delle locazioni è privatizzata: così abbiamo GESIN (una specie di holding delle manutenzioni, legata alla Pro.Ges gigante privato dei servizi sociali ) che vince l’appalto per le manutenzioni, l’amministrazione condominiale, le pulizie, mentre le riscossioni dei canoni d’affitto sono affidate a Parma Gestione Entrate, anch’essa società semiprivatizzata (40% del capitale in mano a ICA srl).
Il problema è che visto il costo dell'affitto non hanno domanda nei bandi ( rifatti più volte i bandi perchè domande non arrivano) e chi ha l’assegnazione è spesso moroso. Hanno provato addirittura a fare il prelievo automatico dallo stipendio ma poi han dovuto condonare in maniera generalizzata diverse mensilità ( all'inizio nessuno pagava).
La questione della morosità degli inquilini ha condotto a parziali modifiche del progetto iniziale, mettendo ulteriormente in ridicolo se possibile i diktat minacciosi con cui Elvio Ubaldi qualche anno prima nel 2007 avvertiva i futuri inquilini di Casadesso: “l’operazione Casadesso funzionerà tanto meglio quanto più sarà garantito il rispetto della legalità senza cedere a un buonismo sciatto di facciata che va a discapito dei più bisognosi.” 19
Di fatto la morosità degli inquilini, posti di fronte a canoni ben poco sociali (non è molto sociale chiedere 450 euro al mese a famiglie che magari contano su uno stipendio mensile di 1000 euro) è andata aumentando nel corso degli anni fino a giungere addirittura ad un 50% di morosità nel corso del 2012 e d’altro lato i costi proibitivi hanno scoraggiato potenziali inquilini lasciando così sfitte una parte delle abitazioni a disposizione.
Quindi nel bilancio 2010 la somma accantonata “relativamente a crediti di difficile incasso nei confronti degli affittuari degli immobili è stata di euro 55.099 (...) tenendo conto degli importi corrispondenti ai casi per i quali vengono rilevate morosità per almeno tre mensilità.” 20
Nel 2011 tale accantonamento ha toccato la cifra di 104.366 euro 21 , cui se ne sono aggiunti altri 50.887 nel 2012.
La Nota integrativa al Bilancio 2012 di Casadesso, forse complice i mutamenti generali e la maggior libertà di parola conseguente, analizza in modo più dettagliato la questione: “Purtroppo si è verificato che alcuni locatari selezionati tramite bando comunale non hanno mai pagato né canone di locazione nè rimborsato le spese di utenza fin dal primo mese di conduzione, mentre altri sono diventati morosi nel corso del tempo a causa della perdita del lavoro o di difficoltà economiche sopravvenute.
Per di più nel tempo una parte degli appartamenti sono rimasti inutilizzati a causa della mancata emissione del bando comunale prescritto per l’assegnazione: in conclusione nel corso dell’anno la Società ha potuto ottenere i canoni di locazione ed il rimborso delle utenze solo dal 50% degli affittuari assegnatari.”
Quindi un disastro annunciato: canoni troppo alti per le risorse degli inquilini, morosità elevata, alloggi lasciati precauzionalmente sfitti.
Data la tempistica sospetta, non vi è dubbio che il progetto Una casa per ricominciare annunciato all’inizio del 2011 con l’usuale grancassa propagandistica dal Comune e dai soliti scribacchini a libro paga, sia stato pensato soprattutto per ovviare alla difficile situazione della partecipata, più che per scopi umanitari dei quali francamente dubitiamo; in tal modo infatti si garantisce a Casadesso il pagamento dell’affitto per 30 famiglie bisognose con risorse comunali e al tempo stesso il pieno utilizzo “...di tutti gli alloggi rimasti vuoti. ”, secondo quanto riporta la Nota Integrativa 2012. 22
Certo nessuno dovrebbe stupirsi del fatto che avendo, per esigenze di bilancio, concentrato lì una certa
quantità di quelli che l’assessora grillina Rossi chiama casi sociali, ne sarebbe nata una situazione di difficile gestione in particolare con il vicinato e il quartiere. 23
Quanto gliene fregasse a Vignali e alla sua banda di Casadesso e delle esigenze abitative delle classi popolari emerge benissimo dai verbali dell’operazione Public Money che porta nel gennaio 2013 all’arresto di Vignali, del suo padrino politico Villani e di Andrea Costa: in pratica il sindaco e i suoi volevano zittire un quotidiano locale (Polis) critico verso l’operato del Comune usando proprio i soldi di Casadesso. 24
Per concludere va detto che la grossa differenza rispetto al social housing di cui si parla qui sotto, al di là dei finanziamenti, è che Parmabitare e Casadesso hanno un controllo pubblico sulle assegnazioni mentre il social housing le gestisce in autonomia quindi per quanto malfunzionanti nel dare una risposta ai reali bisogni, Parmabitare e Casadesso sono ricollegati al sociale e a una risposta politica alle esigenze sociali (la tolleranza per morosità) mentre Parma Social House pur godendo di cospicui finanziamenti pubblici (vedi anche i 15 milioni di euro provenienti dal fallito progetto della metropolitana) lascia autonomia alla società privata per la gestione delle assegnazioni, degli sfratti ecc.
L’edilizia residenziale convenzionata e il Parma Social Housing
Il Comune di Parma ha propagandato come calmiere delle tensioni sul mercato immobiliare i propri progetti di Edilizia Residenziale Convenzionata: in cambio di forti riduzioni degli oneri di urbanizzazione (che normalmente si aggirano sui 290 euro per mq di superficie utile abitativa) le imprese di costruzione si accordano col Comune e costruiscono case a prezzo concordato (attorno ai 1800-1900 euro al mq). Lungi dall’aiutare le famiglie povere – ovviamente non in grado di accedere all’acquisto di una casa da 180.000 euro per 100 metri quadrati – il progetto ha svolto una funzione di sostegno alle imprese di costruzione in difficoltà dopo il rallentamento del mercato dal 2008, le quali da allora vendono quasi solo case ad edilizia convenzionata.
Al fine di evitare che le case in regime di edilizia convenzionata venissero accaparrate da speculatori e famiglie possidenti, il Comune di Parma ha fissato limiti di reddito in realtà molto elastici 25 e divieti d’acquisto per chi già possiede immobili a Parma o nelle vicinanze.Inoltre il Comune permette che “...il Soggetto attuatore [il costruttore] possa alienare, per una quota non superiore al 30%, gli alloggi ad enti, persone fisiche o giuridiche, con l’impegno che l’acquirente proceda alla locazione nelle forme ed alla utenza con le caratteristiche di cui ai punti precedenti. “ 26
La beffa finale consiste nel fatto che, secondo fonti bancarie da noi contattate, gran parte degli acquisti nella zona Sud della città (via Traversetolo) sono stati effettuati senza ricorso al mutuo bancario, quindi da parte di famiglie facoltose che dichiarano basso reddito (figli di liberi professionisti ecc ), mentre buona parte di una lottizzazione nella stessa zona è stata acquistata da dipendenti EFSA, notoriamente percettori di redditi elevati.
Il progetto Parma Social House rappresenta un modello di Edilizia Residenziale Convenzionata più sofisticato e ancor più attento alle necessità delle imprese di costruzione, del quale in sintesi riportiamo le caratteristiche.
Si tratta di una tipologia edificatoria sostenuta finanziariamente 27 dallo Stato, dall’ente locale e da particolari sottoscrittori privati, dove le imprese di costruzione, che ricevono il terreno a condizioni agevolatissime dal Comune (il diritto di superficie per 99 anni al costo di 22 euro al metro quadrato si somma all’abbattimento dei costi di costruzione ex art.27 LR 31/2002 ) restano proprietarie degli 852 immobili previsti dal progetto complessivo, articolato in 7 cantieri in varie zone della città.
Le imprese di costruzione, riunite in una Associazione Temporanea di Imprese, sono la Buia Nereo srl, Cooperativa di produzione e Lavoro Bruno Buozzi scrl, CME Consorzio Imprenditori Edili Soc.Coop, La Nuova Speranza scrl, Parma 80 s.c., Cooperativa Edile Artigiana s.c., Cooperativa Case Popolari scrl, Cooperativa Residence scrl.
In cambio di queste sostanziose agevolazioni, i vantaggi per la collettività dovrebbero in teoria consistere nel fatto che:
1) Il 30% degli alloggi (265) avrebbe dovuto essere affittato a canone concordato ridotto del 30% (affitto presunto tra 300 e 440 euro al mese più le spese);
2) Il 20% degli alloggi (182) avrebbe dovuto essere affittato a canone convenzionato pari al 4,5% del prezzo previsto per la cessione della piena proprietà, con previsione di riscatto dell’alloggio all’ottavo anno (Edilizia Convenzionata in locazione a canone convenzionato), per un costo indicativo di 600 euro al mese circa più le spese per alloggi di 80 metri quadrati.
3) Il 50% circa degli alloggi (405) avrebbe dovuto essere venduto come edilizia convenzionata a 1850 Euro al metro quadrato.
Oltre alla proprietà, anche la gestione è in mano ad un privato, cioè l’Ente Gestore Consorzio Parma Social Housing che curerà tra l’altro le assegnazioni, le riscossioni delle pigioni, ovviamente privilegiando i profitti dei proprietari rispetto alle esigenze sociali. L’Ente Gestore è costituito dalle cooperative Edilizia Case Popolari scrl, La Nuova Speranza scrl, Parma 80 s.c.
Come si può vedere il livello dei costi per locazione e vendita, sebbene più bassi rispetto al mercato (eccetto la seconda tipologia) non rispondono alle esigenze di gran parte di coloro che hanno presentato domanda per le case popolari cioè per le fasce della popolazione in difficoltà economica.
Per il momento l’unico intervento realizzato effettivamente riguarda i 98 appartamenti del lotto “Ex Rossi & Catelli” situato in via Budellungo: qui il progetto Parma Social House ha goduto in specifico di un grosso finanziamento regionale 28 a fondo perduto di € 3.061.771,13 che ha abbattuto i costi della costruzione di circa un terzo; i 98 appartamenti fanno parte del contingente da affittare a canone concordato.
Altri aspetti del progetto meritano un minimo di approfondimento: lo Schema tipo di Convenzione disciplinante gli interventi di Edilizia Residenziale Sociale, approvato dal Consiglio Comunale con delibera n° 96 del 12.10.2010, fissa i criteri preferenziali per la definizione delle graduatorie, che devono dare la precedenza alle giovani coppie, ai nuclei con anziano di età superiore ai 70 anni o con persona che presenta invalidità superiore al 67% o composti da nuclei famigliari di almeno 4 persone e nuclei monogenitoriali.
Il Comune di Parma ha ottenuto in sede di definizione della convenzione che una quota del 25% degli alloggi in locazione (cioè circa 66) “…siano assegnati a coloro che risultano già assegnatari di alloggi di Edilizia Residenziale Pubblica e sociale e in subordine ad altre categorie in base alle esigenze della collettività.”: quindi solo una piccola quota delle nuove costruzioni in locazione potrà seguire dei percorsi di assegnazione definiti secondo le priorità che saranno successivamente definite nello specifico dal Comune.
Un altro 10% delle assegnazioni degli alloggi in locazione saranno a disposizione dei soci delle cooperative edilizie facenti parte dell’ATI.
Un altro 10% sarà riservato a famiglie che possiedano ulteriori requisiti indicati dagli investitori.
Per le altre assegnazioni esiste il criterio di ordinazione secondo il criterio del reddito più basso ma questo principio viene contraddetto da un altro criterio che prevede che i nuclei famigliari con ISEE inferiore a 25.000 euro non eccedano il 66% del totale a fronte di nuclei famigliari con ISEE superiore ai 25000 Euro che non devono eccedere il 34% del totale degli alloggi assegnabili.
Molto grave è la norma seguente, contenuta nello stesso schema di convenzione, la quale conferma che ad essere tutelata col Parma Social House è in primo luogo la redditività dell’investimento: è contenuta nell’art.13 comma 2 che riportiamo di seguito per intero: “­E’ facoltà del soggetto attuatore, per tramite del Gestore Sociale, non procedere all’assegnazione dell’alloggio al nucleo familiare che fruisca di un reddito netto pari o inferiore a 3,75 (tre virgola settantacinque) volte la somma del canone di locazione oltre Iva e imposta di registro; il limite di reddito dovrà essere dimostrato con riferimento all’ultimo anno, per i redditi derivanti da rapporto di lavoro subordinato a tempo indeterminato ed agli ultimi tre anni, per i redditi derivanti da rapporti di lavoro subordinato a tempo determinato o da lavoro autonomo.” 29
Come dire che il trilocale a 400 euro te lo danno solo se il tuo reddito familiare arriva almeno a 1500 euro al mese: la logica imprenditoriale insita in questo tipo di interventi ne limita sul nascere il valore sociale perché in questo modo si crea la necessità di escludere i nuclei monoreddito.

1 Dalle dichiarazioni di Pier Paolo Mora, responsabile cittadino di Casapound. Vedi www.gazzettadiparma.it, Blitz di Casapound davanti al Comune, 6 maggio 2014.
2 Vedi Gazzetta di Parma, Casapound e antifascisti si affrontano in via Farini, 27 marzo 2011.
3 Fabrizio Bonomo, Grandi opere a Parma, Quarry & Construction, agosto 2006.
4 Rete Diritti in Casa, Una lente d’ingrandimento sull’Housing Sociale a Parma, in www.dirittincasa.blogspot.com, giugno 2010, pag. 2.
5 Vedi i seguenti documenti: Deliberazione di Consiglio Comunale n. 25 del 9/2/2000; Deliberazione di Consiglio Comunale n. 60 del 25/02/03; Deliberazione di Consiglio Comunale n. 140/22 di Parma del 28/09/2007.
6 , La casa, in AAVV, Parma città e comunità, edizioni Il Borgo, 2011, pag. 142. Una dimostrazione tra le più consuete e in realtà meno paradossali della irrazionalità del sistema capitalistico basato sul profitto: case invendute per i ricchi e il ceto medio, mentre i poveri non hanno diritto ad un tetto sulla testa.
7 Acer Parma, Bilancio consuntivo 2012, pag. 16
8 Gazzetta di Parma, Casadesso: Pronti in autunno 60 alloggi, 12 gennaio 2007.
9 Nel paragrafo successivo l’analisi della società Casadesso.
10 Vedi Acer Parma, Bilancio consuntivo 2012, pag. 4.

11 Sarebbe forse meglio dire che era: pare infatti che la nuova amministrazione grillina sia intenzionata ad uscire dal capitale di questa partecipata, vedi Gazzetta di Parma, Edilizia pubblica: via al piano straordinario, 31 maggio 2013.
12 Comune di Parma, Delibera del Consiglio Comunale n. 31 del 28 febbraio 2007.
13 Comune di Parma, Regolamento per l’assegnazione in locazione di alloggi, realizzati dalla società di scopo Parmabitare. Approvato con deliberazione del Consiglio Comunale n. 106/16 in data 12/04/2007.
14 Gazzetta di Parma, Edilizia pubblica: via al piano straordinario, 31 maggio 2013.
15 Comune di Parma-Assessorato Politiche abitative, I progetti “Parmabitare” e “Casadesso”, 14 dicembre 2006, pag.3.
16 Comitato Cittadino Antirazzista Parma, Le politiche abitative a Parma 1998-2006, 30 novembre 2006.
17 Forse si riferiva a questa sorta di economicità l’assessore ai servizi sociali dell’epoca Maria Teresa Guarnieri quando parlava di “...alloggi dignitosi ma che sono volutamente concepiti per non rappresentare una sistemazione definitiva.” Gazzetta di Parma, Casadesso: Pronti in autunno 60 alloggi, 12 gennaio 2007.
18 Comune di Parma-Assessorato Politiche abitative, I progetti “Parmabitare” e “Casadesso”, 14 dicembre 2006, pag. 2.
19 Gazzetta di Parma, Casadesso: Pronti in autunno 60 alloggi, 12 gennaio 2007.
20 Casadesso spa, Bilancio 2010, pag. 17
21 Casadesso spa, Relazione del collegio sindacale 2011, pag. 3.
22 Casadesso spa, Nota integrativa al Bilancio 2012, pag. 2-3.
23 “E' toccato all'assessore al Welfare, Laura Rossi, affrontare il problema delle palazzine in via Zilioli ieri sera nel corso dell'incontro tra la Giunta e il quartiere San Pancrazio. "Si tratta - ha spiegato la Rossi - di una situazione complicata, di un concentrato di casi sociali difficili. Siamo consapevoli delle ripercussioni che ci sono sul quartiere.” Maria Grazia Marinucci, Via Zilioli, Casadesso non ha soldi per finire i lavori. Rossi: "Concentrato di casi sociali", www.parmatoday.it , 23 maggio 2013.
24 “Il primo passo verso il controllo della testata, scrive il giudice, è il pagamento degli stipendi dei giornalisti in un periodo di difficoltà economiche per il giornale, nel 2010. Bove si occupa dell'operazione con Costa. I soldi li deve mettere STT, che però è a corto di liquidi. Costa dispone quindi che Casadesso, partecipata per le politiche abitative, giri 50mila euro alla holding e poi altri 26mila euro, una liquidazione anticipata di un contratto di service. L'amministratore unico Ernesto Casolari contesterà l'importo, ritenendolo "eccessivo". I soldi venivano girati a Bove, che controllava la concessionaria di pubblicità di Polis Publimedia, sotto forma di acquisti pubblicitari. Non solo. Nel luglio 2010 risulta un trasferimento "con urgenza" di 200mila euro da Casadesso a STT con motivazione "finanziamento ponte". L'ordine arriva da Costa, nonostante l'amministratore faccia presente le difficoltà finanziarie di Casadesso. Lo stesso giorno STT paga una fattura di oltre 30mila euro alla Gdm di Alfonso Bove. In tutto, alla Gdm arriveranno 98.400 euro giustificati con presunti costi di organizzazione del convegno di Stt "Esperienze di gestione avanzata delle opere pubbliche per la ripresa del Paese".
Vedi www.parma.repubblica.it, Prosciugata Casadesso per Polis, 17 gennaio 2013.
25 Se il nucleo familiare è composto da una sola persona il limite è di € 36.260,00; nucleo composto da due persone € 51.800,00; nucleo composto da tre persone € 72.520,00; nucleo composto da quattro persone € 88.060,00. Vedi Comune di Parma-Assessorato alle politiche urbanistiche ed edilizie, Requisiti, Modalità e Procedure per acquistare alloggi di Edilizia Residenziale Pubblica Convenzionata, documento senza data.

26 Idem.
27 Un Fondo d’investimento chiamato Polaris Parma Social House raccoglie 25 milioni dalla Cassa Depositi e prestiti, 15 milioni dal Comune di Parma, 10 milioni dalla Cassa di risparmio e 3 milioni di fondi regionali per finanziare i costruttori.
28 Comune di Parma, Delibera di Giunta comunale n. 1263 del 2010.
29 Comune di Parma, Delibera di Consiglio Comunale n. 96/2010, Allegato n.1, Schema di convenzione relativa agli interventi di Edilizia residenziale sociale (ERS) nell’ambito del programma denominato “PSH – Parma Social House”.

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