Nubi
oscure si intravedono nel già non felice panorama politico e sociale
italiano. Seguendo in modo anche troppo intransigente i diktat della
dittatura economico/finanziaria europea, il governo Renzi si appresta
a rifilare una bella dose di stangate ai già esausti ceti popolari .
Da
un lato abbiamo colpi che vengono assestati al lavoro, con il “jobs
act” che diffonde la precarietà come status ordinario della
condizione lavorativa dei giovani e conseguenti riflessi su chi il
lavoro ce l’ha per il momento stabile, poi abbiamo i colpi che
vengono assestati al welfare con i tagli che anche se vengono
definiti “spending review” sono in realtà sempre e solo tagli,
per non parlare dei colpi assestati all’ambiente, con la difesa ad
oltranza delle grandi e inutili opere dalla TAV all’Expo di Milano.
Quello
che ci preoccupa del governo Renzi è però anche l’arroganza con
la quale si vuole procedere in tutta fretta a riforme istituzionali
di chiara impronta antidemocratica e autoritaria, con le sue volontà
di svolta in senso presidenzialista e autocratico, in un sistema che
secondo gli schemi dell’ex sindaco non dovrebbe creare impedimenti
a chi viene eletto.
Ora,
prescindendo dal fatto che Renzi non è stato eletto da nessuno e che
la sua maggioranza è la meno rappresentativa della storia d’Italia
(visto il tasso di astensione record alle elezioni e la sentenza
della Consulta che ha bocciato il sistema elettorale) si sta correndo
il rischio che il tecnocratico decisionismo di Renzi vada a
corrodere non pochi principi che sono alla base della Costituzione
italiana, dai diritti civili ed economici a quelli politici,
conquistati con la lotta di resistenza al fascismo e con le lotte
sociali degli anni successivi. In base a quali criteri si deve
accelerare un processo di riforme che vanno a colpire soprattutto i
ceti meno abbienti e riducono gli spazi democratici in questo paese?
Evidentemente si sta profilando una moderna e massmediatica dittatura
che colpisce a base di decretazione d’urgenza e riforme che vanno
sempre nella direzione della difesa degli interessi economici forti.
Il
movimento di lotta per la casa che ha conosciuto un notevole sviluppo
negli ultimi anni in Italia è uno dei bersagli di questo governo che
da un lato ha approvato un decreto casa spalmato a difesa degli
interessi dei proprietari di casa e dall’altro all’art.5 dello
stesso decreto colpisce duramente coloro che sono ricorsi
all’occupazione di casa per necessità, privandoli del diritto alla
residenza e alla possibilità di accedere alle utenze acqua-luce-gas.
Si
tratta di un attacco gravissimo a chi subisce la crisi, un fatto che
non deve assolutamente passare sotto silenzio: privare delle persone
della residenza significa togliere la possibilità di accedere alla
medicina di base, ai servizi scolastici, ai servizi sociali del
comune, al diritto di voto. Non a caso fino a prima del decreto varie
sentenze avevano assicurato la concessione della residenza anche a
chi abitava in case occupate per necessità. Privare poi gli
occupanti della possibilità di accedere ad acqua-luce e gas
significa poi negare la possibilità stessa di sopravvivere. A Parma
la solerte opera di Sindaco, Prefetto e dirigenti comunali ha fatto
sì che la direttiva dell’art.5 fosse immediatamente applicata,
primo caso in tutta Italia, e gli occupanti dell’Ex Lux e del
Sovescio di Via Bixio si sono visti recapitare il diniego alla
concessione della residenza, residenza che era stata ottenuta con la
lotta scavalcando le pressioni di prefettura e questura. Il Sindaco a
5 stelle Pizzarotti non si è accontentato di obbedire ai diktat di
Renzi e prefetto in quanto ha ben pensato di arricchire il suo
intervento repressivo con un’ordinanza di sgombero dei due immobili
per (presunta) instabilità degli immobili allineando il suo operato
a quello dell’ex sindaco di Firenze che ha fatto eseguire tanti e
ripetuti sgomberi di case occupate dopo il suo insediamento a capo
del governo ed ha fatto caricare duramente il corteo alla
manifestazione di Roma del 12 aprile scorso.
Risulta
chiaro che sia a livello locale che a livello centrale si vogliono
far gestire le emergenze sociali dalla polizia a base di manganello o
con provvedimenti amministrativi repressivi mentre dall’altra parte
sia ben chiaro, non sono neanche lontanamente in cantiere riforme che
cerchino almeno di tamponare le emergenze sociali. Per far sì che il
25 Aprile non sia solo una ricorrenza oggi è necessario più che mai
opporsi al fascismo, più subdolo ma non meno pericoloso, degli
speculatori sulle nostre vite.
LA
CRISI RISCHIA DI PORTARCI VERSO UNA MODERNA DITTATURA ECONOMICA E
POLITICA
NESSUNO
CI RAPPRESENTA
NON
CI RIMANE CHE RESISTERE, SVILUPPARE E COORDINARE LE LOTTE SOCIALI,
RIPRENDERSI CON LA LOTTA QUELLO CHE CI SPETTA
STOP
A SFRATTI, SGOMBERI, DISTACCHI
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