Parlare di gioco d'azzardo per riflettere sulla nostra società. Ma anche
per capire come agire concretamente, come distruggere il senso di
normalità che circonda questo fenomeno, come ribellarsi a questa
ingiustizia.
In un periodo di crisi come questo, a mangiare i soldi
ci sono già le banche e i governi, allora perchè questo boom delle
macchinette mangiasoldi? Come questa schiavitù si lega alle altre
presenti sulla nostra società? Chi ha interesse all'impoverimento
generalizzato che le macchinette producono? Su quali valori si basano e
come influiscono nella nostra società?
E' questo che proviamo a fare
con i ragazzi del Collettivo Senza Slot e con Leonardo Montecchi,
evitando moralismi e risposte facili preferendo centrare la questione
sull'aspetto sociale, politico e umano del problema.
Il
collettivo Senza Slot nasce nel cuore della ricca e alacre Lombardia,
precisamente a Pavia, considerata “la capitale italiana delle slot
machine”. Qui la crisi colpisce duro: emergenza casa, emergenza lavoro,
emergenza ‘ndrangheta ed emergenza slot. E se si trattasse soltanto di
aspetti diversi del declino?
Quattro trentenni, un po’ per esperimento,
un po’ per attivismo, decidono di occuparsi della questione usando gli
strumenti e i linguaggi dei social network e delle lotte giovanili. Due
di loro sono informatici e creano un sito, SenzaSlot.it dove si ragiona
su cosa c’è dietro al gioco, su quali sono gli interessi che muovono la
grande macchina “mangiauomini” e si dice chiaro e forte che l’azzardo
non è un gioco, ma una schiavitù. A Pavia si forma un fronte variegato
che lo scorso 18 maggio ha percorso le vie della città in una
manifestazione nazionale di protesta. In Italia contribuisce a fare rete
tra chi si dà da fare sul tema della lotta contro il gioco d’azzardo
(alcuni esempi tra i tanti: Libera, la comunità di S. Benedetto al Porto
di Genova, il Nuovo Cinema Palazzo a Roma). La lobby dell’azzardo
legalizzato prende le contromisure e presenta un esposto che sembra
accusare il Collettivo di essere niententepopodimenoché… una banda di
terroristi! La risposta del Collettivo è un libro: Vivere senza slot.
Storie sul gioco d’azzardo tra ossessione e resistenza.
Leonardo Montecchi è uno Psichiatra direttore della scuola di
prevenzione Josè Bleger. La scuola nasce da un impegno collettivo, da un
progetto generale di nuova socialità che ha le sue radici nella pratica
di lotta e di antagonismo sociale, nata alla fine degli anni sessanta.
Il mandato sociale che la scuola assume risente di una scelta che pone
al di fuori di ogni logica di normalizzazione e di controllo per
privilegiare il processo di liberazione e di cambiamento.
La
concezione della prevenzione nella prospettiva della Psicologia Sociale
Analitica si basa sui legami che si creano tra individuo, il suo gruppo,
le istituzioni a cui fa riferimento e l’organizzazione comunitaria nel
suo complesso.
Ci sarà la possibilità di comprare il libro Vivere Senza Slot.
Terminato il dibattito ci sarà un apericena di autofinanziamento con cibo (anche vegan) e bere a prezzi popolari!
Nessun commento:
Posta un commento