La
piazza meticcia di Porta Pia ha espresso un metodo e delle pratiche
dalle quali non si può e non si deve più arretrare. Partendo anche da
questa considerazione, prende corpo la proposta di una manifestazione nazionale a Roma per il 12 Aprile prossimo.
Un corteo che torni ad assediare i palazzi del potere, ponendo sempre
con maggiore forza ed incisività il tema dell’uso delle risorse, accanto
a quello, centrale, del reddito.
La gestione del denaro e del reddito (che approfondiremo come discorso politico comune e proposta di pratiche già nel convegno di Bologna del 15 Febbraio),
saranno al centro delle mobilitazioni e delle lotte che, sin dalle
prossime settimane, costruiranno la manifestazione del 12 Aprile e la
successiva contestazione al vertice europeo sulla disoccupazione giovanile previsto
nei prossimi mesi, forse nel mese di Luglio. I movimenti di lotta per
la casa, student*, precar*, migrant*, lotte territoriali, resistenze
operaie, sindacati conflittuali*, centri sociali dentro questo percorso
multiforme e comune, intendono realizzare l’accumulo di forze necessario
a rovesciare un modello di sviluppo basato sempre più sul lavoro
precario, sulle privatizzazioni, sullo sfruttamento, la devastazione dei
territori, il saccheggio dei beni comuni. Questo modello trova nell’
Expò di Milano una rappresentazione plastica di come attraverso il
governo della crisi si voglia imporre a tutti e tutte, in maniera sempre
più pesante e totalizzante, le leggi del mercato e del profitto. Dentro
questo ragionamento la proposta di Job Act avanzata da Matteo Renzi e
dal PD, rappresenta una dura riproposizione della precarietà e dello
sfruttamento come unico orizzonte possibile. Come pure l’accordo sulla
rappresentanza sindacale raggiunto tra Confindustria e CGIL , CISL e
UIL, testimonia l’instaurazione di un vero e proprio regime autoritario
sui posti di lavoro, con la negazione di qualsiasi spazio di agibilità e
la soppressione stessa della voce dei lavoratori e delle lavoratrici.
In generale, appare necessario soprattutto determinare una rottura netta
con il ricatto posto in essere attorno alla questione della
produttività e della presunta possibilità di generare nuovi posti di
lavoro. Ricatto che spinge le nostre vite a piegarsi, in una spirale
senza fine, agli interessi dell’impresa e del capitale e dal quale
dobbiamo sottrarci attraverso nuovi sentieri e pratiche di
riappropriazione. In questo quadro, risulta inoltre necessario andare
oltre la guerra tra poveri tra lavoro dipendente e piccolo lavoro
autonomo, rovesciando il discorso imposto dall’alto, per una tassazione
dei grandi patrimoni e della rendita finanziaria e immobiliare.
La giornata del 1° Maggio viene
assunta come centrale, con l’apertura di un conflitto generalizzato
contro l’Expò, santuario della precarietà e della cementificazione e con
la messa in mora del concertone di piazza san Giovanni a Roma gestita
dal consociativismo sindacale, sottraendo una importante piazza ad una
vergognosa mercificazione dei diritti. Una giornata che vogliamo allo
stesso tempo inclusiva e conflittuale, in connessione con le molteplici
piazze europee e globali.
La
caratteristica meticcia dei nostri percorsi, il protagonismo diretto
dei migranti e dei rifugiati, oltre e contro qualsiasi logica buonista
ed assistenziale, trova una sua forte espressione nelle lotte per la
chiusura dei Cie e dei Cara, per la libertà di movimento e la rottura
fra qualsiasi legame fra soggiorno e lavoro, per l’uguaglianza ed i
diritti contro ogni forma di razzismo e fascismo. La manifestazione del 15 Febbraio per la chiusura di Ponte Galeria, quella del 16 Febbraio contro il CARA di Mineo e le iniziative del primo Marzo diventano,
così, tappe costituenti della nuova sollevazione e dei percorsi di
trasformazione del nostro presente. La cancellazione della legge Bossi –
Fini e della Turco Napolitano, rappresentano elementi di programma
decisivi come la garanzia del reddito, il diritto alla casa, la ri
-pubblicizzazione dei servizi essenziali. Viene assunto, inoltre, come
passaggio comune, la giornata di lotta contro la repressione del
movimento No Tav prevista per il 22 Febbraio e la costruzione di un
convegno e di una manifestazione a carattere nazionale, per il 14 ed il
15 Marzo a Roma, sul tema della repressione delle lotte sociali.
Accanto
alle principali tappe di mobilitazione e conflitto dei movimenti contro
i “signori” della precarietà e dell’austerity, si articoleranno, su
tutto il territorio nazionale, preziosi momenti di confronto e di
approfondimento che mostrano la misura della grande effervescenza
esistente nei territori. Fra questi ricordiamo, il prossimo 15 febbraio a Bologna sul tema dell’uso delle risorse; il 21 febbraio a Milano per discutere di utenze, tariffe, distacchi e morosità; 1 e 2 marzo a Napoli incontro nazionale della rete Abitare nella crisi; il 4,5 e 6 aprile di
nuovo a Napoli un meeting europeo sui temi dei beni comuni e del
reddito come claims di movimento contro l’austerity e le retoriche della
crescita.
Attraverso
questi ed altri appuntamenti, dovrà articolarsi, verso la
manifestazione del 12 Aprile e le successive mobilitazioni, un processo
di lavoro condiviso e comune che allo stesso tempo valorizzi e dia nuovo
impulso alle lotte ad ai processi di riappropriazione.
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