Comunicato stampa della SRU, Società di Riappropriazione urbana
A Parma nel mese di dicembre si terranno quelli che vengono pomposamente definiti gli Stati Generali della Casa. Si tratta di un’iniziativa che vuole dare una parvenza di partecipazione e collaborazione tra le parti sociali per definire le politiche abitative a Parma.
In realtà le linee direttive portanti dell’intervento del Comune di Parma sono già fissate e imposte al tavolo di discussione. Niente di nuovo sotto il sole. Prima di tutto vengono le esigenze della lobby delle costruzioni, che in un momento di crisi potrà contare sul sostegno dell’amministrazione pubblica per poter edificare, beneficiando di agevolazioni di vario tipo, quelle che sono definite le nuove tipologie di erp. Dall’edilizia convenzionata all’edilizia residenziale sociale (ERS) all’edilizia sociale a canone sostenibile (progetti Casadesso-Parmabitare) ecc.
Gli Stati Generali della casa si prospettano pertanto come un percorso di autocompiacimento da parte di un Comune che cerca plausi e gratifiche da un pubblico accondiscendente.
Queste tipologie edilizie non rispondono a quella che è l’esigenza forte e chiara che viene da quella parte della popolazione che non è proprietaria di immobili e che si trova ad affrontare la crisi economica con crescente difficoltà. Le 1700 domande valide di case popolari non trovano risposta nelle tipologie edilizie proposte in modo prioritario dal Comune di Parma da anni a questa parte.
Le famiglie monoreddito (o addirittura senza reddito), chi è costretto ad accettare occupazioni precarie, chi è in cassa integrazione o in mobilità, chi è costretto allo sfratto, non se ne fa nulla dell’offerta abitativa finanziata dal Comune. Quel tipo di proposta abitativa serve solo agli imprenditori del mattone per intercettare la domanda più guardinga di casa da parte delle famiglie a reddito medio, tenendo vivo un mercato che dopo l’allegra speculazione degli anni passati si sta riducendo, mentre non serve alle famiglie che si trovano in difficoltà economica.
Vista la configurazione economica che si prospetta con la crescente emergenza abitativa che si può agevolmente prevedere, la scelta di puntare su interventi che costano al destinatario finale poco meno del prezzo di libero mercato è veramente assurda.
LE CASE POPOLARI: TANTE VENDITE, NESSUNA NUOVA COSTRUZIONE
Il Comune di Parma ha da circa 11 anni abbandonato l’intervento in quella che è l’edilizia residenziale pubblica tipica, cioè le case popolari. Le poche costruzioni che si sono consegnate recentemente (Via Lazio e Piazzale Sicilia) sono retaggio di progetti di fine anni ’90che si sono trascinate nel tempo. Caso emblematico Via Lazio. Sono occorsi 11 anni per completare la costruzione di 28 alloggi.
Ultimamente il Comune di Parma ha piuttosto preferito la strada della dismissione delle case popolari. Dopo aver iniziato una tranche di vendite per un totale di 41 alloggi tra il 2006 e il 2007, ha ricominciato il percorso della dismissione con altri 8 alloggi posti in vendita con un bando che si conclude a dicembre di quest’anno, probabile inizio di una nuova stagione di dismissioni. Così se e quando la ventilata edificazione di 100 alloggi popolari contenuta nei piani futuri di intervento troverà applicazione, al massimo si potrà pareggiare il conto con quanto venduto in precedenza.
Ma forse questa è solo una previsione ottimistica. Dopo la vendita degli alloggi popolari portata a compimento nel 2006, il Comune di Parma aveva preventivato la costruzione di 9 alloggi popolari proprio in Via Guastalla dove ci troviamo oggi. I lavori non sono ancora partiti dopo tre anni ma in compenso veniamo a sapere da un comunicato stampa del 7 Novembre 2009 che in Via Guastalla non si faranno 9 alloggi popolari come promesso ma 9 alloggi di Parmabitare, che implicano canoni d’affitto molto più alti e che quindi non andranno a beneficio dei tanti bisognosi che han fatto domanda per avere un alloggio a canone sociale.
Questo non è che un esempio delle tante promesse disattese, coperte da una informazione mistificata e l’indifferenza: per fare altri esempi basti ricordare la mancata edificazione di alloggi ERP nell’ambito degli interventi in Zona Parco Eridania-Barilla Center, nonostante fior di contributi statali e regionali a sostegno dell’intervento. Oppure la riduzione della quota Erp nell’intervento STU Pasubio e Stu Stazione, oltre alla riduzione della quota di edilizia convenzionata in tante schede norma e ai ritardi abissali nella realizzazione di tutti gli interventi che hanno un qualcosa di anche vagamente sociale.
Lo stabile di Via Guastalla in cui ci troviamo ospiterà un gruppo di lavoratori tunisini che vivevano in un piccolissimo fabbricato fatiscente e malsano. Insieme a loro c’è un gruppo di studenti universitari, altra categoria che subisce un pesante attacco speculativo (gran parte degli affitti sono in nero) e paga le conseguenze di un inconsistente intervento pubblico.
S.R.U.
Società di Riappropriazione Urbana
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