Ci permettiamo di inserirci nel
dibattito sull’emergenza sfratti a Parma, innescato da un’omelia
del Vescovo, per dire la nostra in merito, essendo una realtà che si
confronta quotidianamente con l’emergenza abitativa, toccando con
mano, allo sportello per il diritto all’abitare di Via Mantova e
con i presidi antisfratto la gravità di una situazione che andiamo
denunciando da decenni.
Più che di emergenza sfratti
preferiamo parlare di gravissima e strutturale situazione di carenza
di alloggi per i più poveri e per le situazioni sociali più
delicate. Il fatto che il numero degli sfratti sia calato rispetto
agli anni di picco (2013-2014) pur rimanendo a livelli notevoli non
deve illudere: ci sono meno sfratti solo perché un mercato sempre
più vorace esclude centinaia e centinaia di famiglie e di singoli
dall’affitto perchè ritenuti non solvibili. Si sta creando una
situazione di emarginazione estrema che costringe al
sovraffollamento, all’abitare in luoghi fatiscenti o addirittura in
auto o per strada, all’affollare le strutture d’emergenza. Queste
situazioni non vengono rilevate dalle scarne statistiche sugli
sfratti. Il mercato, che domina incontrastato la gestione degli
alloggi, fiuta nuove possibilità di business: la nuova frontiera è
l’affitto turistico, alimentato da manifestazioni di marketing
territoriale come Parma 2020. Già oggi un migliaio di alloggi
privati sono sottratti al mercato degli affitti per essere offerti ai
turisti sulle piattaforme immobiliari online. Gli affitti, anche in
conseguenza della riduzione dell’offerta, stanno di nuovo
aumentando a fronte di una stagnazione dei valori immobiliari,
alimentando la rendita parassitaria.
Le proposte istituzionali per
affrontare l’emarginazione causata dal mercato sono sempre le
solite e stanno ormai rasentando il ridicolo. Seguiamo la questione
abitativa a Parma e in Italia dall’anno 2000 e le proposte che sono
state messe in campo in tutti questi anni sono sempre state le
stesse, senza che si faccia un minimo di autocritica sulla loro
inefficacia. L’agenzia per l’affitto, ha raccolto un fallimento
dopo l’altro. I fondi per l’affitto (anche quelli per morosità
incolpevole) sono alla fine soldi pubblici che finiscono nelle tasche
dei privati proprietari immobiliari, per di più i criteri per
l’attribuzione sono talmente escludenti che rimangono regolarmente
in buona parte inutilizzati. Si chiede al mercato, inteso come la
massa di piccoli e grandi proprietari immobiliari, di essere benevolo
e generoso con gli inquilini, ribassando i canoni e accettando i
canoni concordati. Possibile che non si sia ancora capito che il
mercato immobiliare è avido, spietato, parassitario?
Senza strumenti di imposizione il
mercato continua a farsi in tutti i sensi gli affari suoi. Dal 1998
in avanti il mercato degli affitti beneficia della liberalizzazione
totale e sarebbe ora che si mettesse uno stop a questo dominio della
rendita. Le poche case popolari (in italia sono solo il 4% del totale
degli alloggi) languono senza fondi per le ristrutturazioni e per le
nuove edificazioni.
Ci sono migliaia di alloggi vuoti in
una città di medie dimensioni come Parma (addirittura 51000 tra
Parma e Provincia dei quali 8500 in città secondo una ricerca
dell’Agenzia Solo Affitti).
Se si vuole affrontare in modo serio la
questione occorre cominciare a prendere in considerazione
l’imposizione fiscale rigida e la requisizione contro lo sfitto,
finanziamenti seri all’ERP per ristrutturazioni e nuove costruzioni
senza ulteriore consumo di suolo , progetti di auto recupero di
edifici vuoti, sia pubblici e privati da parte dei senza casa.
Se si propongono i soliti strumenti non
si dica che si sta affrontando l’emergenza abitativa: meglio dire
che si cerca, non riuscendoci, di limitare l’emarginazione creata
dal mercato, che si intende continuare ad usare la repressione e le
forze dell’ordine per eseguire gli sfratti, i pignoramenti e gli
sgomberi degli occupanti per necessità.
Rete Diritti in Casa Parma
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