venerdì 6 novembre 2015

CHI LOTTA IN PRIMA PERSONA PER DIRITTI E DIGNITA’ NON DEVE ESSERE PUNITO




                                                                       A Parma la questione abitativa è nell’occhio del ciclone sia perché sono evidenti i limiti strutturali di decenni di mancate politiche abitative in città con conseguente dramma sociale per centinaia e centinaia di famiglie, sia perché sulla questione casa è strutturata una organizzata resistenza che costituisce uno dei pochi fronti di conflitto sociale di lunga durata e in crescita.. 

Chiaramente questa mobilitazione non piace a chi per decenni sul mattone, sui prezzi crescenti degli affitti e su un’idea di città in continua espansione ha tratto grandi benefici economici, a spese del territorio e di coloro che devono ricorrere a mutui e locazioni. Ci riferiamo a Confedilizia, ai grandi proprietari immobiliari “alla Tegoni”, all’Unione Parmense degli Industriali con la sua schiera di costruttori e i suoi mezzi di comunicazione di massa. Tutti soggetti che godono di grande appeal presso l’apparato giudiziario e burocratico amministrativo della città.

A fronte dell’esaurimento degli strumenti di tamponamento dell’emergenza (oggi a Parma non ci sono più nemmeno i posti nei dormitori) i segnali di un tentativo di risolvere tramite interventi di stampo repressivo le questioni sociali collegate all’emergenza abitativa ci sono tutti.  Di seguito elenchiamo fatti ed elementi a riprova di ciò.
- a fronte di sfratti che coinvolgono famiglie con minori i servizi sociali del Comune non riescono più nemmeno la protezione in struttura ai minori stessi, obbligatoria per legge, che vengono così abbandonati a sé stessi.
- Ad agosto abbiamo assistito al tentativo di chiudere tutte le accoglienze nei residence senza che fosse offerta alcuna alternativa: solo il presidio al DUC ha smosso l’attenzione del Comune che si è così attivato per trovare soluzioni agli sfrattati dai Residence.
- Il 7 ottobre è stata sgomberata la casa occupata di Via Cagliari con il dispiegamento di un dispositivo di polizia mai visto prima: nessuna soluzione alternativa per 7 su 8 delle famiglie sgomberate.Il tutto per difendere la proprietà di una banca (Unicredit) che concorre con le altre a farci pagare la crisi.
 -Le famiglie che abitano nelle case occupate di Borgo Bosazza, di proprietà dell’immobiliarista Tegoni, proprietario di centinaia di case a Parma (molte delle quali vuote) sono minacciate di sgombero ed han già subito il distacco del gas.
 - nell’occupazione di NoMas viene ventilata la possibilità di uno sgombero e di trasformazione dell’esperienza di autogestione nella solita gestione dell’emergenza a fini economici.

Un’ulteriore segnale di intenti repressivi o per lo meno intimidatori lo ritroviamo nella redazione del regolamento per l’assegnazione e la permanenza negli alloggi di edilizia residenziale pubblica (ERP) che è stato approvato nel consiglio comunale del 3 novembre
I provvedimenti più odiosi  del regolamento, tutti deliberatamente assunti senza che fossero indicati nel provvedimento regionale sono: le assegnazioni saranno da accettare a scatola chiusa, pena l’estromissione dalla graduatoria. Si innalza il punteggio a favore dei richiedenti con più anni di residenza nel comune, favorendo gli autoctoni in base a un criterio che non ha nulla di sociale.
L’aspetto più grave del regolamento è però l’introduzione dei punteggi in negativo per coloro che non riescono a pagare l’affitto Acer (-3 punti) quindi sostanzialmente si punisce chi è in difficoltà economica, poi si attribuiscono 5 punti in meno a chi per sopravvivere, ripararsi e non morire di freddo ricorre all’occupazione abusiva di alloggi pubblici o privati.
Il fatto che le occupazioni siano una pratica sempre più diffusa è dovuto al fatto che da un lato il diritto alla casa è sostanzialmente negato alla parte più debole della popolazione, dall’altro lato ci sono milioni di alloggi sfitti (5 mila sono a Parma). Invece di reprimere chi si organizza per sopravvivere ed occupa le autorità potrebbero ricorrere alle requisizioni dello sfitto, al riconoscimento delle occupazioni previa requisizione e a una forte tassazione degli alloggi non utilizzati, pratiche tra l’altro già in uso in altri paesi europei. Questi strumenti, insieme al blocco degli sfratti, possono essere una risposta reale per la soluzione dell’emergenza abitativa. Il Italia le case popolari sono una percentuale insignificante sul totale delle abitazioni (4% circa) il piano casa Renzi Lupi prevede solo elemosine per le ristrutturazioni dell’erp e per di più a distanza di due anni dall’approvazione dalla legge i fondi non si sono ancora visti. A Parma se ne sono costruite con il contagocce anche in periodi di vacche grasse (vedi giunte Ubaldi e Vignali)
Il mercato domina la gestione dell’abitativo, questo è il problema e se non si va ad intaccare la “sacralità” della proprietà immobiliare privata, in particolare quella dei grandi proprietari, l’emergenza non potrà essere risolta. Non saranno certo provvedimenti come il nuovo regolamento per l’assegnazione degli alloggi ERP a risolvere l’emergenza abitativa né a bloccare i movimenti di lotta per l’abitare.


RETE DIRITTI IN CASA PARMA

Nessun commento:

Posta un commento