Innanzitutto il bilancio di una fase complicata, caratterizzata nei mesi scorsi dall’ondata repressiva degli sfratti e degli sgomberi particolarmente aggressiva in alcune città come Milano, Roma, Firenze sostenuta da autentiche campagne di stampa per delegittimare socialmente gli occupanti-casa, da teoremi giudiziari, arresti e restrizioni della libertà personale, mentre strumenti normativi come l’art. 3 e il famigerato art. 5 del “piano casa” intervenivano a incidere direttamente sull’esperienza sociale delle occupazioni e su tutti quei dispositivi di riappropriazione diretta che hanno rappresentato una pratica diffusa di resistenza e di risposta alle politiche di austerity e di precarizzazione.
Un
quadro che ha visto però il dispiegarsi di una resistenza sociale
significativa capace, ad esempio a Milano, di suscitare la nascita di
comitati antisfratto e relazioni mutualistiche anche fuori dai quartieri
storicamente più interessati dalle occupazioni e dai processi di
autorganizzazione dei subalterni. Grazie al conflitto sociale si sono
aperte contraddizioni nello stesso partito di governo (il Pd), come
verificato dai movimenti per l’abitare di Roma, almeno in merito a
quelle parti del piano casa che sono diventate immediatamente
riconoscibili come una forma di “guerra ai poveri”. Crepe da allargare
mantenendo alta la pressione sugli enti locali, cercando risposte
concrete al disagio di norme che ledono fondamentali diritti (dalla
scuola all’assistenza sanitaria) tramite una vertenzialità diffusa ed
iniziative di lotta che si stanno riproducendo in parecchie città, da
Napoli a Pisa, Bologna e Palermo, per inceppare l’applicazione della
legge, puntare alla eliminazione definitiva di questi articoli che
finora hanno retto alla prova dei ricorsi amministrativi, oltre che al
ribaltamento complessivo di un provvedimento che, attraverso i soldi
investiti a pioggia nella politica dei “buoni” e la truffa dell’housing
sociale, sostiene i privati e il mercato cancellando l’edilizia
residenziale pubblica e con essa larghi settori di popolazione che
soffrono una sempre più acuta precarietà ed emergenza abitativa.
Alle
misure contenute nel “piano casa” si è aggiunta la riforma del modello
ISEE che nei fatti rende invisibili gli occupanti casa come altre
categorie di precari e di poveri, cercando di escluderli in tal modo
dall’accesso a forme di sostegno al reddito, mense scolastiche,
agevolazioni e quant’altro. Dello stesso tenore molte leggi regionali
sulla casa, pensate pero lo più come strumenti urbanistici, che già da
anni si erano caratterizzate per la sudditanza agli interessi dei
costruttori. La legge in corso di approvazione in Toscana
fa un ulteriore passo connaturandosi tout court come una versione
locale della “Legge Lupi”, con l’esclusione degli occupanti dai bandi
per le case popolari e la svalutazione del ruolo delle rappresentanze
degli inquilini. Su proposta del movimento della casa di
Firenze si è deciso perciò di lanciare il 10 Marzo iniziative dislocate
nelle città in contrapposizione a questo modello.
Successivamente si è pensato di tenere un’assemblea a Firenze con
delegazioni nazionali e un’iniziativa congiunta contro l’art.5. Passaggi
in vista di un nuovo ciclo di mobilitazioni che abbia come
controparti, oltre al governo, le regioni e individui nella battaglia
contro le risorse sperperate nel sistema delle grani opere e dei grandi
eventi e quindi anche dei fondi europei, un terreno di lotta per
sostenere il diritto all’abitare.
Del
resto, laddove non si determinano in scelte esclusivamente repressive,
le politiche pubbliche per la casa hanno comunque un profilo sempre più
emergenziale, escludente e precario. La governance locale, infatti,
spesso preferisce moltiplicare le emergenze piuttosto che affrontarle,
per garantire lauti profitti alle lobby speculative, cercando allo
stesso tempo di calmierare le contraddizioni e i conflitti, come
dimostra la vicenda di mafia capitale. Uscire dalle politiche
emergenziali, pur valorizzando i risultati parziali delle lotte, è
l’orizzonte indispensabile dei movimenti per l’abitare che non intendono
in nessun modo “gestire” l’emergenza ma piuttosto moltiplicare ed
estendere i conflitti. Un risultato di riferimento si può individuare
per ora nella delibera approvata dalla Regione Lazio in conseguenza
dell’imponente ciclo di occupazioni abitative determinato a Roma con le
giornate degli “tsunami”. Si tratta di un passaggio importante, perché
stanzia quasi duecento milioni per il diritto alla casa per la sola
città di Roma, punta all’allargamento del patrimonio ERP senza consumo
di suolo, tramite l’autorecupero del patrimonio pubblico e la
riconversione di quello privato, procede al riconoscimento/censimento
del diritto degli occupanti casa. Evidenti le contraddizioni con la
logica del piano casa, ma forti anche le resistenze istituzionali e
burocratiche ad attuarla.
Il
percorso di “abitare nella crisi” colloca l’esperienza della lotta per
la casa nella cornice più generale delle battaglie per il diritto al
reddito, al territorio e alla città, ribaltando il piano della guerra ai
poveri e ai migranti su cui specula la destra per dare piuttosto il
proprio contributo contro i processi di polverizzazione e assorbimento
del conflitto sociale in Italia. Lo testimonia ancora una volta il
sostegno significativo alle grandi manifestazioni che a Milano e Roma si
sono contrapposte alle kermesse del fascio-leghismo. Ma pure la
scelta, dopo la tappa di Cosenza, di tenere anche quest’assemblea in una
città del sud, si lega all’attenzione e alla relazione con il ciclo di
lotte sviluppatosi soprattutto nel meridione contro l’approvazione dello
“Sbloccaitalia”. Una convergenza che non riguarda soltanto quei punti
della legge che agevolano la speculazione immobiliare, ma più in
generale quell’ aspetto speculare alla dismissione del patrimonio
pubblico che è il sequestro del territorio e delle sue risorse per cicli
di sfruttamento e di devastazione ambientale il cui controllo è
totalmente sottratto alla sovranità delle comunità locali.
Autorecupero, riutilizzo e difesa del patrimonio pubblico, difesa del
territorio e della salute, resistenza all’esproprio di democrazia e
controllo popolare sull’uso delle risorse sono nessi da interconnettere
nel contrastare gli assi strategici dello sblocca-italia e più in
generale di devastazione dei territori e delle vite. Perciò l’assemblea
di abitare nella crisi ha deciso di rilanciare il proprio impegno in
questa direzione, con assemblee territoriali e una giornata di iniziative dislocate contro sbloccaitalia, job act, legge lupi, riforma della “buona scuola” il 28 marzo,
proponendo nel contempo al più ampio circuito di esperienze
territoriali che si contrappongono a questi provvedimenti di verificarsi
sulla costruzione di una nuova assemblea nazionale, possibilmente in
Aprile, per dar vita a momenti di lotta unitari che attraversino il
paese. Una mobilitazione, quella del 28 Marzo, che sappia
interconnettere lotte e figure sociali diverse, allargando lo spazio
della partecipazione e del conflitto per contrastare e rovesciare le
sempre più feroci politiche di austerità, precarizzazione, saccheggio
delle nostre vite messe in atto dal governo Renzi e dalla Troika.
L’agenda di questi mesi, passando per l’appuntamento europeo del 18 Marzo a Francoforte,
ha un riferimento fondamentale nel semestre dell’Expo che si inaugura
il primo maggio a Milano. Proprio l’intervento delle realtà milanesi ha
chiarito una volta di più la volontà di organizzare per il 1° Maggio un largo spezzone delle lotte sociali e delle lotte per il diritto all’abitare,
immaginando questo appuntamento come il prologo di un semestre di
lotta, una sorta di Alter Expo che attraverso iniziative condivise di
conflitto e di riappropriazione traduca socialmente i temi dello scontro
con “l’evento” delle multinazionali: l’opposizione ai processi di
gentrificazione e di precarizzazione di cui l’Expo è un modello, la
difesa del diritto alla salute, al suolo ecc. Il 29 marzo a Milano si terrà una giornata di confronto sulle strategie e gli appuntamenti per realizzare quest’obiettivo.
La proposta infine di un campeggio dei movimenti per l’abitare a Palermo questa estate.
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