giovedì 5 febbraio 2015

Art Lab non si svende! Assemblea pubblica sabato 7 febbraio

Art Lab è socialità, emancipazione, partecipazione attiva, solidarietà. 

Giorno 7 febbraio, assemblea pubblica per discutere le sorti di ArtLab, del quartiere Oltretorrente e del resto della città.

La storia di Art Lab comincia il 6 maggio 2011 in Bg.o Tanzi 26, uno stabile del 1600, abbandonato da decenni e dimenticato dall’Università che ne è proprietaria, diventa il progetto di riqualificazione e ristrutturazione dal basso che, in 4 anni di vita si trasforma in polo di numerose attività culturali, progetti rivolti al quartiere e a diverse realtà sociali.
Art Lab oltre che una vera e propria casa per molti studenti e precari, è il luogo dell’ organizzazione per chi sceglie di affrontare collettivamente la crisi e la precarietà, affrontando le difficoltà individuali, attraverso le pratiche di solidarietà e di mutuo aiuto.
In un momento di profonda disuguaglianza sociale, in cui le forme di povertà dilagano, e con esse le conseguenti manifestazioni di disagio sociale (dispersione scolastica, aumento degli homeless e degli occupati che non riescono ad arrivare alla fine del mese), crediamo
che le risposte vadano trovate in una gestione consapevole e partecipata del territorio, e nella valorizzazione di esperienze di cooperazione. Art Lab vuole proporre una sperimentazione diversa del vivere quotidiano. Una realtà che non si ferma solo al mondo studentesco o lavorativo, ma contamina e si confronta con larghi pezzi della società, capace di comunicare e valorizzare le eterogenee anime di questo quartiere: dai bambini ai migranti, dai piccoli produttori agricoli del nostro territorio all’artigianato locale ed ecocompatibile, dai vecchi abitanti del quartiere al flusso costante e fresco di chi sceglie oggi di vivere la nostra città.
Proprio per questo motivo diventano essenziali progettualità come la Ciclofficina Velocipede che cerca di coniugare le buone pratiche della mobilità sostenibile con soluzioni economiche, che incentivino il riciclo e l’autoriparazione. Progetti come la Scuola di italiano per migranti “A voce alta” e la Squadra di calcio antirazzista “LaPaz!” hanno la finalità di abbattere le barriere (sociali, culturali, politiche, religiose) che dividono le persone. La conoscenza della lingua italiana, così come la pratica sportiva, diventano strumenti necessari e fondamentali per connettere soggetti e culture differenti che condividono il vivere quotidiano della città. Due esempi di pratiche che si pongono in antitesi rispetto all’orientamento ghettizzante delle norme istituzionali, ben lontane da ciò che si dovrebbe intendere per “politiche di accoglienza”.
Crediamo che la socialità, la formazione ed il sapere siano misure ben più efficaci per creare processi di partecipazione attiva alla vita del territorio, rompendo quelle barriere invisibili in cui si insinuano razzismo e intolleranza, e agendo direttamente sull’inclusione sociale. Art Lab vive, da quasi 4 anni, solo ed esclusivamente attraverso l’impegno collettivo, l’autogestione, l’ambizione di costruire una connessione intima con la città, il territorio e soprattutto le persone che lo abitano.
Attraversiamo un momento storico in cui le città si trovano in una fase avanzata di “ristrutturazione”. Su di esse incombe l’ombra asfissiante della speculazione edilizia, giustificata dalla progettazione di grandi opere faraoniche mascherate nella forma dell’ innovazione urbanistica.
Art lab e il quartiere Oltretorrente verranno inglobati in un mastodontico progetto di restyling edilizio: Master Town. Il progetto oltre a molteplici altre opere che puntano soprattutto all’ incremento del fattore economico/turistico della città e del quartiere dell’ Oltretorrente, prevede che i locali occupati da Art Lab vengano ristrutturati ed adibirti ad uso foresteria. Insomma, il contenuto sociale e i progetti costruiti in 4 anni di vita verranno spazzati via per dare vita ad un ALBERGO.
Quando parliamo di università, negli ultimi anni, inevitabilmente parliamo anche di precarietà e non si può evitare di parlare di come a tantissimi studenti vengano tolti diritti inalienabili.
I fondi universitari stanziati per Master Campus verrebbero utilizzati per finanziare 2000 alloggi privati per studenti.
Assistiamo già da tempo alle assurdità di tale modello di gestione, giusto per citare qualche esempio: residenza Campus e residenza terzo millennio, dove gli affitti arrivano alla cifra di 750 euro al mese, senza un contratto registrato e totalmente scollegati dalla vita della città.
Che tipo di risorse, dunque, vengono messe a disposizione della comunità studentesca per favorire il diritto all’abitare?

Inoltre diverse aree didattiche del polo scientifico risultano colpite da ingenti problemi strutturali, come infiltrazioni di acqua piovana nei laboratori e nelle aree didattiche. I lavori di aggiustamento, in questi caso, partirebbero non prima del 2016.
Master Strategy, progetto che mira nei prossimi vent’anni a ridisegnare una città seguendo gli interessi di gruppi di costruttori a discapito di un possibile modello attento alle attitudini e alle necessità di chi vive nei quartieri, non fa altro che alimentare il discorso della gestione privata contro lo sviluppo di un sistema del “fare comune”.
Quante volte abbiamo visto posti, nelle nostre città, semplicemente luoghi di socialità o facenti parte della storia della città, strappati al vivere comune da interessi legati al profitto e ci siamo sentiti impotenti?
Art Lab, così come l’istituzione universitaria, punta a riconnettere l’Università al territorio. Il significato intimo di questo processo per noi è relazionale, profondamente umano. Al contrario, per l’Istituzione e per chi la governa, significa inseguire il flusso dei capitali territoriali. Ciò desta le nostre preoccupazioni per due motivi: il primo è che si tenta di colmare l’assenza di fondi mediante progetti megalomani che attirino investimenti dall’ esterno (come dimostra Master Strategy) penalizzando fortemente ambiti fondamentali per l’ istituzione universitaria come la ricerca, i servizi allo studente, la messa a norma degli stabili gia’ esistenti, la strumentazione in dotazione agli atenei, etc; il secondo è che, nel recente passato, le partnership tra pubblico e privato, sono sempre andate nella direzione della socializzazione delle perdite e della privatizzazione dei profitti.
Noi abbiamo un progetto di riqualificazione strutturale per lo stabile di Borgo Tanzi e sociale per un quartiere, da valorizzare come sperimentazione e da riapplicare all’interno dei tanti immobili inutilizzati o sotto-utilizzati dell’Università e della città. Ci vien detto che mancano le risorse economiche per aprire aule studio, per far pagare meno le mense, per avere alloggi convenzionati o dottorati retribuiti. D’altro canto reputiamo che le risorse umane, gli spazi e le intelligenze ci siano e, come ci è stato riferito ad un colloquio con il Rettore, anche qualche milione di euro di fondi. Ciò che manca è la volontà di una reale sperimentazione democratica che dia spazi di autogestione ed autonomia. La democratizzazione dell’Università non consiste in un auletta studi data in gestione agli studenti, quella diventa una scusante per fare ancora una volta tagli alle spese.
Questo per noi c’entra poco con il diritto alla città e molto con la speculazione.
Bene, questo sarà il futuro e presto il presente del quartiere Oltretorrente e del resto della nostra città
Per discutere di questo e di altro convochiamo la città ad un’assemblea aperta il giorno 7 Febbraio alle ore 18.00, nella sala convegni della corale Verdi in vicolo Asdente, 9.
ArtLab Occupato

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