mercoledì 5 novembre 2014

È ARRIVATO L'INVERNO ED È CAMBIATA L'ARIA


 E' arrivato l'inverno e sono cambiati aria e clima. Fa freddo. Ed è per questo che a Parma sabato 18 Ottobre 14 nuclei di Tunisini, Camerunensi, Nigeriani, Marocchini e Ucraini hanno deciso di prendersi una nuova casa. Due palazzi sono stati occupati, o meglio liberati dalla speculazione, la stessa che non risparmia le nostre vite, al punto da negarci la felicità, la famiglia, la salute, l'acqua, la vita. I proprietari (una nota famiglia di palazzinari) posseggono infatti diversi stabili perlopiù concentrati nella zona dell'oltretorrente e sono uno dei principali attori nel grande gioco del Monopoli cittadino.
Grazie alla concentrazione di proprietà (insieme a pochi altri soggetti) possono permettersi di influire di gran lunga sui prezzi degli affitti, lasciando interi palazzi vuoti per restringere l'offerta, aumentando la scarsità del bene-casa e quindi aumentando i prezzi: lasciare palazzi vuoti e abbandonati è una delle regole fondamentali di questo gioco.

Le cause dell'emergenza abitativa le andiamo ripetendo da tempo (liberalizzazione degli affitti, abolizione dell'equocanone, mancanza di investimenti in case popolari) così come le possibili soluzioni (requisizione stabili abbandonati, tassazione che colpisca lo sfitto, blocco degli sfratti e autorecupero) ma, rimanendo sostanzialmente inascoltati, l'autorganizzazione dal basso rimane l'unica soluzione capace di salvaguardare la dignità delle persone.
E così la solidarietà, la lotta e il mutuo soccorso hanno riscaldato l'aria di quella fredda mattina di ottobre. Un’aria che però, nella quotidianità, ci piace sempre meno. Perchè ci piace sempre meno quel clima di rassegnazione, paura ed indifferenza che quotidianamente percepiamo nelle strade che percorriamo. Ci piace sempre meno non avere un confronto, uno scambio e, anche, uno scazzo, con dei contenuti, con chi ci sta attorno. Nonostante la solidarietà di diverse persone, tutto sommato in pochi si sono fermati a vedere cosa succedeva in borgo Bosazza. Tanta indifferenza e disinteresse.
Ci piace sempre meno aver paura di parlare con una persona qualunque, per il timore di incorrere nel più becero razzista e servitore di questa rete, senza forma ed identità, che ci stritola tutti con una normalità disarmante!
Perchè, alla fin fine, le porte le potremo sempre buttar giù, gli sfratti potranno essere impediti con i picchetti, gli sbirri mandati a casa, zittiremo i razzisti, ma con la normalità che avanza, con questa normalità, come la mettiamo?
Beh, con essa tocca fare i conti!
Ma per far ciò, dobbiamo sapere con chi abbiamo a che fare. Per fare dei conti, dobbiamo conoscere il valore di ciò che abbiamo avanti. Ed è forse proprio la conoscenza di ciò che abbiamo avanti che più ci spaventa, perché quel che ci si prospetta innanzi ci sembra, sempre più, andare nella direzione opposta rispetto al mondo che abbiamo nel cuore.
Mai come oggi, oltre il nemico con la testa rasata, in doppiopetto o con la divisa, c’è un tutto un mondo, a noi sempre più distante, che sempre meno ci piace; che sempre meno capiamo e sempre meno ci capisce. Un mondo con cui abbiamo sempre più difficoltà ad interagire, ma con cui hanno molto meno difficoltà i “paladini” della gerarchia, dell’ordine e della violenza. Un mondo che, in gran parte, oggi ci è indifferente se non ostile. Di cui, ovviamente, potremmo infischiarcene, ma visto che c’interessa cambiarlo, per noi stessi innanzi tutto, per noi stessi soprattutto, non ce ne infischiamo. Anzi!
Ci andiamo dentro, in questa merda, cercando di non mangiarla!
Ed è per questo che cerchiamo di capire come a questo punto ci si è arrivati. E ragioniamo sul fatto che, oltre l’opera ossessiva di controllo, pacificazione e repressione che la struttura di governo ha fatto, ci sono tutta una serie di responsabilità ascrivibili a quella merda che si chiama sinistra, prima responsabile del presente.
Forse il primo punto da cui partire per ricominciare è un disconoscimento del metodo, un rifiuto, una mistificazione dello scontro, del conflitto. La polizia pochi giorni fa ha caricato senza motivo operai di Terni. Gli operai, dopo essere stati caricati, giustamente incazzati a bestia si mettono a insultare i poliziotti e Landini cosa fa? Riprende gli operai e da brava maestrina (“queste cose non si fanno”) cerca insieme ai suoi scagnozzi di spegnere la rabbia. Dopo esser stato caricato ha la faccia tosta di dire “non dobbiamo prendercela con i poliziotti, son lavoratori come noi”. E' chiaro il ruolo che sta svolgendo nell'attuale sistema questo sindacalista e l'organizzazione che rappresenta. E forse un esamino di coscienza quei “settori di movimento” che vedevano nella FIOM un valido alleato se lo dovrebbero fare.
Abbiamo perso poi quella che si chiamava coscienza di classe,il sostegno reciproco, mutualistico tra sfruttati. Lo vediamo con il razzismo nelle case popolari.
Ma forse quello che più manca oggi sono le idee da rendere pratiche, la mancanza di sogni, di slanci rivoluzionari. Il perpetuarsi delle cose come in un loop. Anche gli attivisti e i militanti spesso perdono la passione, diventa più un volontariato che l'organizzazione di una rivoluzione, di un sovvertimento, di un cambiamento radicale.
Che fare quindi?
Ripartire da queste cose semplici, riconoscerle, interrogarsi e riconoscersi. Adoperarsi ed agire. Stare nelle strade, nei luoghi dove il potere esprime le sue contraddizioni. Essere presenti in situazioni di scontro e conflitto. Non essere etichettabili, ma al tempo stesso far avanzare contenuti e pratiche nelle lotte. Creare situazioni di sostegno reciproco, solidarietà e mutuo soccorso. Mostrare con le nostre vite che ciò che portiamo nel cuore è alla portata di chiunque. Mettere la creatività nelle lotte, interrogarsi, saper chiudere e ripartire, saper morire e rinascere, senza paura, senza rimorsi, senza ansie e senza pregiudizi. Perchè, alla fin fine, a creare un mondo all’altezza dei nostri sogni, forse possono non bastare le nostre vite, ma è solo con la tenacia, la costanza e la volontà dell’impegno quotidiano che ciò può accadere. Ed è la gioia più bella vivere in questa lotta, che ci fa sentire, con i nostri fratelli e sorelle, fieri e felici!



RETE DIRITTI IN CASA

Nessun commento:

Posta un commento