Che
dire di questa procedura? Va letta come un fatto normale e “accettata”
come prezzo da pagare per ciò che si è prodotto, da almeno un anno, a
Roma e nel Paese?
Noi
crediamo di no. Questa vicenda rappresenta un tassello di un più ampio
tentativo di normalizzazione in atto. Un attacco che porta le insegne
del “Nuovo Partito Democratico” di Renzi & co. e colpisce,
attraverso misure di controllo preventivo, l’azione diretta e
l’autorganizzazione. Un attacco che va respinto al mittente. Dobbiamo
ribellarci per difendere ed estendere le lotte sociali contro le
privatizzazioni, per la difesa dei beni comuni e dei territori; le lotte
contro l’austerità e la precarietà, per la casa ed il reddito. Tanto
più va difeso lo spazio di possibilità che abbiamo determinato. Quello
squarcio nei meccanismi di potere e sfruttamento che lascia intravedere
la possibilità di conquistare diritti, di costruire una concreta e
radicale alternativa allo stato di cose presenti.
Nella
loro complessità, nell’intreccio delle differenze, le esperienze che
hanno sostenuto e realizzato il 19 Ottobre hanno prefigurato questo e
molto altro, generando entusiasmo, nuovi processi di aggregazione e di
riappropriazione.
Proprio
ora, mentre si discute del prossimo autunno e del prossimo anno di
lotte, è necessario fare i conti con le decine di misure coercitive che
vengono emanate ai danni di tanti attivisti ed attiviste, alzare la voce
per rivendicare la legittimità delle pratiche messe in campo, per
rilanciare questo percorso di conflitto e liberazione.
Rimuovere
ciò che sta accadendo non è possibile. Leggere l’aggressione che stiamo
subendo come qualcosa di ordinario, potrebbe rivelarsi un grave errore.
Nessuna delle nostre storie può essere giudicata e risolta in un’aula
di tribunale. Anche per questo crediamo che sia necessario – ora e
subito – farla finita con questo irricevibile sequestro di persona.
Paolo Di Vetta
Luca Fagiano
Nessun commento:
Posta un commento