L'associazione denuncia: "Sono oltre 200 le persone in strada. Siamo i primi a non volere un'occupazione a settimana, per questo chiediamo al prefetto una politica seria per risovere i problemi di queste persone"
C'è Parma e Parma. C'è la Parma che colleziona premi e riconoscimenti per l'ecosistema urbano, per la viabilità, per il "Quoziente" nelle politiche fiscali. E c'è un'altra Parma, afflitta dal precariato, dalla disoccupazione, dagli sfratti. Esiste anche l'altra faccia della medaglia. Quella medaglia mostrata linda e pinta sui network nazionali, attraverso celebrazioni e festival milionari. Esiste anche un lato oscuro, quel "dark side of the moon" tenuto lontano dai flash e dalle luci della ribalta e, anzi, sapientemente nascosto come polvere sotto il tappeto.
Oggi a Parma ci sono oltre duecento persone che vivono per strada. Non sono clandestini, non sono emarginati, non sono clochard e soprattutto non sono "cose". Sono esseri umani, uomini, donne e bambini vittime di un sistema perverso capace di negare loro il più antico dei bisogni della nostra specie: un tetto e quattro mura in cui ripararsi. Siamo nel 2010 e questo accade nella ricchissima Parma. Nella Parma del reddito medio pro-capite più alto in regione e nella top ten d'Italia, ci sono famiglie senza casa, senza lavoro e quasi senza più dignità.
In questo scenario si colloca l'occupazione dello stabile in via Bengasi. "Un palazzone abbandonato da anni - dichiara una rappresentante della Rete Diritti in Casa - che aveva visto già due anni fa l'insediamento "illegale" di un gruppo di rifugiati politici ed il conseguente intervento dell'amministrazione che aveva assicurato - dopo lo sgombero coatto - la ristrutturazione dell'immobile e la conseguente messa in vendita. Promesse non mantenute e stabile ancora abbandonato. A occhio e croce l'edificio consta di circa 12 appartamenti. Cioè case per un cinquantina di persone, tra adulti e bambini.
Le scelte dell'amministrazione sembrano andare in una direzione opposta. Nel 2009 sono state presentate 1647 domande per l'assegnazione di case popolari. I requisiti erano avere un contratto di lavoro (nel caso di stranieri) o un reddito minimo (se italiani). Alla chiusura del bando sono state assegnate circa 300 case popolari. Ma il dato che sconcerta è che l'ultima delibera per la costruzione di case popolari, risale al 1998 quando si decise per edificare 36 alloggi in via Lazio. Poi diventarono 74 e furono messi all'asta a prezzi concorrenziali. Da allora si è puntato sul "social house", una scelta sicuramente da approvare, ma che risolve i problemi di un ceto medio che si sta impoverendo a causa della crisi, mentre non prende assolutamente in considerazione chi vive già ai margini della povertà, perchè ha perso il lavoro o ne ha uno precario".
Da qui le situazioni limite che hanno portato al presidio del Duc da parte della Rete Diritti in Casa che denuncia la mancanza di dialogo con l'amministrazione comunale ed in particolare con Giuseppe Pellacini, assessore alla Politiche abitative. Quest'anno gli sfratti esecutivi sono stati 474, nel 2011 saranno circa 500. Domani l'associazione chiederà un tavolo con il prefetto con l'obiettivo di far attuare una politica seria, anche perchè non vogliono essere costretti ad un'occupazione a settimana.
LA LISTA
La Rete Diritti in Casa ha esposto, dinanzi allo stabile occupato di via Bengasi, un elenco con i casi più gravi di famiglie senza casa che non sono stati risolti dall'amministrazione comunale.
LA LETTERA
Pubblichiamo di seguito la lettera inviata dall'associazione Rete Diritti in Casa al Prefetto Luigi Viana, al Sindaco Pietro Vignali, all'assessore alle politiche abitative Giuseppe Pellacini, all'assessore alle politiche sociali Lorenzo Lasagna, al Presidente della Provincia Vincenzo Bernazzoli, all'assessore alle politiche sociali e abitative della provincia di Parma Marcella Saccani.
"Numerose persone che si trovano attualmente prive di abitazione insieme alla Rete Diritti in Casa hanno occupato in data 23 ottobre 2010 uno stabile sito in Parma, via Bengasi n°4.
Gli occupanti in questione sono:
- Una famiglia di 4 componenti (marito, moglie incinta, 2 minori)
- Una famiglia di 4 componenti ( marito, moglie, 2 minori)
- Una famiglia di 3 componenti (marito, moglie, 1 figlio)
- 10 uomini (tra cui alcuni rifugiati politici)
Con la presente intendiamo richiamare l'attenzione delle Autorità competenti sul drammatico problema abitativo in cui versano sempre più famiglie e fasce di popolazione (giovani, lavoratori, immigrati) per le quali l'amministrazione di questa città non ha sinora fornito adeguate risposte. La questione sollevata dalla presente occupazione è infatti solo una minima parte delle numerose richieste di aiuto che ogni settimana arrivano allo sportello della Rete Diritti in Casa. La Rete ritiene la questione di importanza cruciale nel garantire i minimi diritti civili di ogni essere umano: casa, reddito, dignità.
L'elenco delle persone che hanno bisogno urgentemente di casa è ormai lunghissimo e destinato a crescere.
Le richieste degli occupanti e della Rete Diritti in Casa, appoggiata dalla Rete Dormire Fuori, sono:
- Il reperimento di una soluzione definitiva del problema abitativo di tutti gli occupanti
- L'apertura immediata di un tavolo di emergenza in cui si affronti il problema abitativo a Parma
L'occupazione è l'estrema ratio cui queste persone si trovano costrette a ricorrere per non dormire in strada. La risoluzione organica del problema della casa rimane responsabilità dell'amministrazione pubblica attraverso la predisposizione di adeguate politiche sociali e abitative. È nostra opinione che il problema della sicurezza che preoccupa gli attuali amministratori si debba affrontare principalmente attraverso la soluzione di queste situazioni piuttosto che con interventi di forza pubblica".
Rete Diritti in Casa
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