sabato 23 gennaio 2010

Sfratti, occupano il Duc la polizia li fa sgomberare


Blitz contro gli sfratti della rete Diritti in casa e della società di riappropriazione urbana. Volevano parlare con un rappresentante del Comune perchè rispondesse alle richieste di una famiglia senza un tetto. Gli assessori rifiutano il dialogo e la polizia interviene incontrando solo resistenza passiva


Gli attivisti della rete Diritti in casa e della Società di riappropriazione urbana, protagonisti di numerose occupazioni nelle ultime settimane, sono entrati al pian terreno del Duc per manifestare contro gli sfratti. Alle cinque gli uffici del direzionale hanno chiuso, ma gli attivisti non hanno voluto saperne di lasciare l'immobile. Sul posto sono arrivati cinque agenti della Digos e quattro vigili urbani. Poi, quando il Comune si è rifiutato di incontrare i manifestanti e di parlargli, anche solo telefonicamente, la polizia è stata costretta a sgomberare l'edificio. Un'azione pacifica a cui gli attivisti hanno opposto solo resistenza passiva. L'occupazione è cominciata attorno alle sedici: una cinquantina di ragazzi, preso possesso del pian terreno del Duc, dopo avere srotolato uno striscione che chiedeva il blocco degli sfratti, hanno chiesto a gran voce di incontrare un rappresentante del Comune. Volevano precise garanzie sul futuro di una delle ultime famiglie ad avere ricevuto uno sfratto esecutivo: una giovane coppia con due figli e un nonno, con problemi di salute, a proprio carico. Una famiglia che tra pochi giorni sarà sulla strada e che ha rifiutato la proposta del Comune per una situazione d'emergenza. La donna, i due bambini e l'anziano sarebbero, infatti, stati alloggiati in un residence. Per il marito un posto nel dormitorio pubblico, almeno in attesa di una sistemazione vera per tutto il nucleo famigliare.Di divisione, però, i diretti interessati non vogliono sentire parlare. E in questo trovano il sostegno della rete Diritti in casa e della Sru che proprio per ribadire "l'unità della famiglia" anche in tempi di forte crisi, hanno occupato il Duc: "Ci sembra singolare che una Amministrazione che punta così tanto, almeno a parole, sulle famiglie poi alla prova dei fatti non trovi altra soluzione che quella di dividere i membri di uno stesso nucleo".Nessun assessore si è reso disponibile a un incontro di persona e gli attivisti sono passati al contrattacco proponendo una mediazione: hanno chiesto di parlare con il vicesindaco Buzzi al telefono, volevano leggergli una lettera della donna con lo sfratto, presente alla manifestazione insieme a uno dei figli, una bimba di 16 mesi. Hanno chiesto che i giornalisti fossero testimoni della telefonata, ma anche questa proposta è andata in fumo. Nè Buzzi, nè gli altri membri della Giunta si sono resi disponibili al confronto, sia pur telefonico, ribadendo senza parole quello che dall'inizio dell'ondata di occupazioni è la linea del Comune: "Nessun dialogo con chi fa azioni illegali".A quel punto la polizia, pur riconoscendo il carattere pacifico dell'occupazione, non ha avuto altra scelta che decidere per lo sgombero forzato: ha avvisato i manifestanti che hanno garantito una resistenza solo passiva, facendosi sì buttare fuori con la forza, ma senza reagire. Sul posto sono quindi arrivate altre volanti della polizia e della municipale, una ventina di agenti in tutto, compreso il comandante dei vigili e il capo della squadra mobile. Come annunciato sono entrati al Duc, hanno sollevato di peso i manifestanti che si sono fatti portare fuori senza muovere un dito, come precedentemente assicurato, trascinati dagli agenti tra i flash dei fotografi. In serata il Comune ha dato la sua disponibilità, tramite il vicesindaco Buzzi, a incontrare la famiglia con lo sfratto esecutivo: "Solo la famiglia, che tra l'altro ha già rifiutato la nostra prima proposta di ospitalità, non gli attivisti".
fonte: Repubblica online

mercoledì 20 gennaio 2010

EVITATO UN'ALTRO SFRATTO PER MOROSITA'. SERVIZI SOCIALI INUTILI


Nella mattinata di oggi 20 gennaio, gli attivisti della Rete diritti in casa e della SRU hanno impedito lo sfratto della famiglia Ivoriana sottoposta a provvedimento esecutivo per morosità in seguito alla perdita del lavoro da parte di uno dei componenti della famiglia.
Il nucleo, lo ricordiamo, è composto da Badia Clara e dal marito, oltre a due figli (la più piccola di 19 mesi) e al padre di Clara, anziano e cardiopatico, ed è residente in un condominio di proprietà della Immobiliare Buffolara, proprietaria di parecchie decine di alloggi in città, molti dei quali lasciati vuoti.
La massiccia presenza di attivisti, accorsi per difendere il diritto all’alloggio della famiglia in stato di necessità, ha di fatto evitato l’intervento delle forze dell’ordine, giunte insieme all’Ufficiale Giudiziario.
Parallelamente la famiglia stava definendo con le assistenti sociali di Via Marchesi il passaggio temporaneo (un mese) in un residence. Questa sarebbe stata una soluzione temporanea che tutti i componenti della famiglia avrebbero accettato in attesa di accedere ad una abitazione adatta alla propria situazione economica,e anche rendendosi disponibili al pagamento di una parte del costo di tale affitto temporaneo.
L’unica condizione posta dalla famiglia è stata quella di rimanere unita. Ma abbiamo dovuto assistere ad un assurdo irrigidimento da parte del Comune di Parma che ha insistentemente preteso che il maritodi Clara non potesse beneficiare dell’accoglienza presso il Residence. Questa decisione è incomprensibile in virtù del fatto che, come sopra specificato, nel nucleo è presente una bambina di 19 mesi e ci si aspettava un atteggiamento di buon senso da parte di un’amministrazione che fa della difesa dei valori familiari il proprio cavallo di battaglia.
Per riaprire la trattativa e ottenere una soluzione che consentisse di mantenere unito il nucleo famigliare, gli attivisti sono intervenuti presso la Sede dei servizi sociali di Via Marchesi. Dopo un lungo incontro, sembrava che le assistenti sociali avessero trovato una soluzione possibile presso un Residence non ancora convenzionato con il Comune, in grado di ospitare l’intero
nucleo familiare: esito questo che avrebbe consentito in pochi giorni, se non il giorno successivo, di liberare l’appartamento oggetto dello sfratto. Pochi minuti dopo lo scioglimento del presidio, invece, una telefonata da parte dell’assistente sociale riferiva il rifiuto, da parte dei dirigenti,
della proposta concordata.
La famiglia è pertanto rientrata nell’alloggio di Via Jenner senza una soluzione alternativa praticabile.

Non riteniamo che la questione si possa chiudere in questo modo e saremo al fianco della famiglia fino a una soluzione dignitosa. Tutto ciò non fa che dimostrare la necessità di provvedimenti forti, come il blocco degli sfratti, per arginare l’emergenza abitativa montante e dimostra altresì l’inadeguatezza degli strumenti del Comune in una situazione che diventa di
mese in mese più grave. Invitiamo l’Assessore alle politiche sociali Lasagna a esprimersi pubblicamente in merito alla questione.

Rete Diritti in Casa
SRU Società di Riappropriazione Urbana

lunedì 18 gennaio 2010

GLI SFRATTI DEVONO ESSERE BLOCCATI


Martedi 19 gennaio alle ore 18.00 sotto la Prefettura in via della Repubblica


Mercoledì mattina si terrà l’ennesimo sfratto: Maria Clara Badia non ha avuto risposte dal Comune e rischia di essere sbattuta fuori di casa con i due figli e il padre anziano. E’ il terzo sfratto in settimana di persone che chiedono aiuto a noi, ma ogni giorno gli ufficiali giudiziari sono costretti a mandare in strada delle famiglie, spesso con bambini.

Oggi siamo qui perché chiediamo al Prefetto, che ne ha il potere, il blocco degli sfratti sia per morosità che per finita locazione.

Ogni giorno la cronaca locale di ogni provincia è dominata da notizie di aziende che mettono in cassa integrazione o licenziano direttamente i lavoratori. Prima conseguenza è il crescente aumento degli sfratti per morosità, che sta già colpendo migliaia di famiglie e singoli. Questa crisi, inoltre, si inserisce in un panorama legislativo che nega di fatto che la casa sia un diritto, avendo liberalizzato i contratti e ridotto al minimo le risorse per l’edilizia residenziale pubblica. La casa non è un diritto ma diventa uno strumento di speculazione a vantaggio della rendita. Lo stesso sistema di stato sociale attuato dalle istituzioni in Emilia-Romagna, basato su una idea di società sorretta dalla piena occupazione, si trova assolutamente impreparato nella gestione della precarietà sociale diffusa. Nonostante il Comune di Parma e l’ANCI (Associazione Nazionale Comuni Italiani) abbiano di recente riconosciuto la gravità del problema e abbiano cercato di introdurre misure palliative, manca la volontà politica nella ricerca di nuove ed efficaci soluzioni al problema abitativo.

A livello nazionale, così come a livello regionale, non sono previste né politiche a lungo termine che riguardino il diritto all’abitare, né misure emergenziali che impediscano che migliaia di persone rimangano senza casa. Si continuano al contrario a privilegiare politiche tese alla svendita del patrimonio pubblico e alla difesa degli speculatori immobiliari.

Le misure regionali in atto per tamponare la crescita degli sfratti, vedi il fondo locazioni, si sono dimostrate inadeguate di fronte all’ampiezza del fenomeno. Negli ultimi nove mesi, a livello regionale, c’è stato un aumento del 21% degli sfratti, che raggiunge in termini assoluti quasi 6000 sfratti. A Parma in particolare nei primi 6 mesi del 2009 l’aumento degli sfratti esecutivi è stato del 30% rispetto allo stesso periodo del 2008. Nella provincia di Parma in 6 mesi sono stati ben 259 gli sfratti esecutivi PER MOROSITÀ da abitazioni private, mentre nello stesso periodo dello scorso anno, durante il quale si era già registrata un’impennata dei valori, erano stati 197.

L’emergenza abitativa non è rappresentata solo dagli sfratti: sono migliaia gli inquilini che a fatica riescono a pagare un affitto o le rate del mutuo. A questo riguardo ricordiamo che i pignoramenti immobiliari, già prima dell’esplodere della crisi, erano aumentati del 15% tra il 2006 e il 2008. Oggi vogliamo rimettere al centro il diritto all’abitare, rilanciando un piano casa regionale, che preveda i seguenti punti:

- BLOCCO DEGLI SFRATTI

- ESTENSIONE RETROATTIVA DELLA SOSPENSIONE DEL PAGAMENTO DELLE RATE DI RIMBORSO DEI MUTUO PER LE FAMIGLIE IN DIFFICOLTÀ (Provvedimento già adottato dall’ABI dal 2010 ma che necessita di estensione a chi è già insolvente)

- FINANZIAMENTI PER L’EDILIZIA RESIDENZIALE PUBBLICA

- REQUISIZIONE DEGLI ALLOGGI SFITTI DI PROPRIETÀ PRIVATA E UNA POLITICA FISCALE RIGOROSA NEI CONFRONTI DEI GRANDI PROPRIETARI IMMOBILIARI

- BLOCCO DI NUOVE COSTRUZIONI E STOP ALLA CEMENTIFICAZIONE INUTILE DEL TERRITORIO

LOTTIAMO PER IL DIRITTO ALLA CASA

Rete diritti in casa

SRU - Società di riappropriazione urbana

lunedì 11 gennaio 2010

EMERGENZA CASA

Pellacini: "Disagio abitativo cresce"Anci: serve proroga sfratti
L'assessore alle Politiche abitative ammette: "Gli sforzi di ogni singola amministrazione non sono più sufficienti". La Consulta Casa: "Le difficoltà per le famiglie crescono e aumenta il peso degli affitti nei bilanci familiari"


''Il sempre crescente disagio abitativo non è più solamente riscontrabile nei grandi centri urbani ma coinvolge anche Comuni di medie dimensioni e gli sforzi di ogni singola amministrazione non sono più sufficienti''. Lo sostiene l'assessore alle Politiche abitative Giuseppe Pellacini nel corso dei lavori della Consulta Casa dell'Associazione dei comuni italiani (Anci), riunitasi oggi nella sala del Consiglio comunale. Anche per questo la Consulta ha rilanciato la richiesta di una ulteriore proroga degli sfratti per far fronte alle condizioni economiche di tante famiglie alle prese da tempo con gli effetti della crisi. ''Una sollecitazione - ha sottolineato Roberto Tricarico, assessore del Comune di Torino e coordinatore della Consulta - che avanzeremo al Governo e che nasce dalla impossibilità di fronteggiare una situazione che la crisi finanziaria internazionale ha reso ancora più problematica''. In questo momento, ha spiegato Tricarico, ''le difficoltà per le famiglie crescono e aumenta anche il peso che gli affitti occupano all'interno dei bilanci familiari. E' quindi facile prevedere che gli sfratti per morosità aumenteranno, mentre i Comuni si trovano privi delle risorse per rispondere alla sempre crescente emergenza abitativa''.