Ci risiamo. A cinque anni dall’ultimo tentativo e a pochi mesi dagli arresti
per l’operazione contro la lotta agli sfratti, il Questore di Torino
Antonino Cufalo, per anni al fianco di Caselli a Palermo, ha richiesto quattro anni di “sorveglianza speciale” per i redattori di //Macerie e storie di Torino// Paolo, Andrea e Fabio.
Qualcuno si ricorderà che già nel 2009, quando Maroni non sapeva che pesci pigliare, Andrea e Fabio erano stati per qualche mese “sorvegliati speciali”. Ora questa mossa questurina raggiunge i nostri mentre si trovano ancora in carcere, una mossa parallela e preventiva, per premunirsi nel caso in cui la Procura torinese dovesse farsi venire qualche scrupolo garantista (cosa di cui, lo diciamo en passant e senza stupore, sembra non esserci pericolo) o non riuscisse a tenerli ingabbiati a sufficienza.
Già perché la sorveglianza speciale è, nell’economia repressiva, una trovata da massimo guadagno e minimo sforzo.
Può raggiungere soggetti incensurati, può essere applicata anche solo
sulla base di sospetti e senza episodi specifici accertati in sede
giudiziaria e colpisce quei soggetti “ritenuti pericolosi per la sicurezza e per la pubblica moralità”. Una categoria in costante aumento, che fa sì che questa misura sia stata, negli ultimi anni,
ampiamente utilizzata. Chi si trovi colpito da una tale misura non
dovrà destare sospetti sulla sua condotta, dovrà restare a casa da una
certa ora della sera a una certa ora della mattina, si vedrà revocare
passaporto e a volte anche la patente e non dovrà mai partecipare a
riunioni di qualsiasi tipo, o assembramenti pubblici.