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mercoledì 4 ottobre 2017

NIGERIA: PETROLIO, DEPREDAZIONI, REPRESSIONE, MIGRAZIONI


  • “Non c’è guerra in Nigeria” sbraita il fascistoide Salvini per richiedere di rispedire al loro paese chi,
    attraversando il mediterraneo a rischio della morte, arriva in Italia provenendo dal paese africano.
    Per rincarare la dose e per mostrare quale sarebbe la ricetta della lega per affrontare la questione
    della povertà nigeriana Salvini si offre anche di portare imprenditori nordici in Nigeria per “aiutarli
    a casa loro”.
    E’ vero: i nigeriani sono al primo posto nei flussi nel nostro paese. Sono stati 38.000 nel 2016 (anno
    record) e saranno circa 20.000 nel 2017, l’anno della stretta muscolosa del governo Gentiloni –
    Minniti, quello che per impedire fastidi politico/elettorali al PD sta lasciando migliaia di migranti
    nelle mani degli aguzzini libici, in campi-lager gestiti da personaggi che sono un misto tra miliziani
    che appoggiano un governo fantasma e contrabbandieri di migranti.
    Secondo Salvini in Nigeria non ci sono guerre e invece di guerre ce ne sono tante. Oltre alle
    devastazioni provocate da Boko Haram che hanno causato due milioni di profughi interni e 150000
    profughi verso Niger, Chad e Cameroun, ci sono le guerre condotte da governo per conto delle
    multinazionali del petrolio nelle regioni del delta e indirettamente contro tutti i nigeriani. Non è un
    caso che circa la metà degli uomini e delle donne che arrivano in Italia dalla Nigeria provengano da
    una regione che era una delle più ricche dell’africa: il Delta del Niger. Qui vivono circa 30 milioni
    di abitanti la cui maledizione è stata quella di nascere in una zona ricca di petrolio. Le
    multinazionali Shell, ENI_Agip, Chevron, Total e altre hanno prodotto un vero e proprio ecocidio
    andando a devastare con le loro tubature, le loro recinzioni, i loro sversamenti e il gas flaring le
    fertilissime terre, le acque e l’aria di una delle zone più belle e importanti dal punto di visto
    naturalistico e delle biodiversità di tutto il pianeta. Il tutto con pesantissime ripercussioni sulla
    popolazione locale che ha perduto il controllo dei propri fattori produttivi e sta subendo oltre alle
    conseguenze fisiche di un inquinamento bestiale (altissima mortalità infantile e aspettative di vita
    sempre più basse) anche la repressione brutale dell’esercito e della polizia nigeriani, condotti da un
    governo e da un apparato burocratico che è l’unico a beneficiare delle royalty petrolifere mentre il
    90% della popolazione campa con un dollaro al giorno. Un popolo che ha sempre lottato e lotta
    tuttora con tutti i mezzi per riprendersi la vita insieme alla propria acqua e alla propria terra viene
    massacrato da una dittatura che difende solo gli interessi dei paesi ricchi ad avere petrolio di buona
    qualità a basso costo e a rimpinguare i dividendi degli azionisti delle compagnie petrolifere, il tutto
    sulla pelle di milioni di persone condotte alla disperazione.
    A partire dal caso nigeriano, generalizzabile a gran parte dell’Africa e di tanti altri paesi che si
    trovano in una situazione di sottomissione economica e politica alle esigenze dei paesi a sviluppo
    capitalistico più avanzato, emerge con forza la necessità di cambiare, anzi di ribaltare il paradigma
    delle migrazioni. Migrare non è una colpa ma una dura necessità, anche una forma di resistenza ed
    emancipazione rispetto alla situazione di annichilimento in cui si trovano milioni, per non dire
    miliardi, di persone del pianeta terra. Dobbiamo ribaltare il paradigma razzista e reazionario
    dominante condizionato sicuramente da un enorme deficit di informazione, da mass media che
    oscurano il genocidio in atto per andare ad inseguire anche il più piccolo evento di cronaca che
    possa mettere in cattiva luce i migranti che approdano in Europa. Le migrazioni ci offrono
    l’occasione per denunciare il neocolonialismo, il genocidio culturale e sociale, l’insostenibilità di un
    sistema che campa sulla sottomissione di 2/3 della popolazione del pianeta e che usa la guerra e la
    repressione per regolare i conflitti di interesse imperialistici nella spartizione della torta.
    Analizzando la situazione Nigeriana abbiamo visto anche chi sono gli aguzzini di casa nostra, gli
    interessi di Eni-Agip e le loro responsabilità nelle centinaia di incidenti che hanno contribuito a fare
    del delta la zona più inquinata al mondo .La compagnia di bandiera si è distinta nell’uso di standard
    operativi tra i peggiori della zona, nella corruzione, nel sostegno alla repressione dei nigeriani in
    rivolta fornendo mezzi per gli spostamenti dei militari mentre il nostro governo tramite Alenia-
    Finmeccanica fornisce armi alla dittatura di Abuja che a sua volta le usa per reprimere la propria
    popolazione. Abbiamo visto le responsabilità degli organismi internazionali (BM e FMI), sostenuti

  • anche dall’Unione Europea, nell’imporre prima politiche di indebitamento e poi di austerity, di
    depredazione delle risorse (la terra in primis) che hanno sottratto le poche conquiste economiche e
    sociali ottenute con l’indipendenza e stanno cercando di distruggere le relazioni sociali autoctone
    che permettono tante forme di resistenza condotte principalmente dalle donne.
    Per questo ribadiamo con forza che nessuna distinzione deve essere fatta tra profughi di guerra e
    immigrati definiti economici perché alla base di tutto c’è la guerra economica e sociale condotta dal
    capitale contro i paesi da cui si vogliono saccheggiare ricchezze e stroncare resistenze.
    La vuota e ipocrita retorica dell’aiutiamoli a casa loro significa solo perpetuare lo sfruttamento, la
    sottomissione e la distruzione delle forme culturali estranee alla logica del profitto a tutti i costi.
    Il sostegno alle lotte di emancipazione contro le multinazionali e contro i governi corrotti nei tanti
    “sud” del mondo deve andare di pari passo con l’affiancamento alle lotte nei territori di in cui
    migranti e proletari autoctoni si trovano a rapportarsi per il diritto a una vita decente.
    DAL MEETING DI PARMA, , “NIGERIA: PETROLIO, DEPREDAZIONI, REPRESSIONE,
    MIGRAZIONI” 23 SETTEMBRE 2017
    C/O CASA CANTONIERA AUTOGESTITA
    ALCUNI VIDEO
    https://www.youtube.com/watch?v=XNu8FNXcduE
    https://www.youtube.com/watch?v=KKjzxCP6--g
    ALTRI VIDEO
    DELTA FORCE Prod. Catma Films sulla Storia della lotta degli Ogoni
    THE DRILLING FIELDS Journeyman Tv sempre sulla lotta degli Ogoni
    Scritti consigliati:
    Daniele Pepino: DELTA IN RIVOLTA.PIRATERIA E GUERRIGLIA CONTRO LE
    MULTINAZIONALI DEL PETROLIO IN NIGERIA. Porfido ed.
    Oronto Douglas & Ike Okonta WHERE VULTURES FEAST: SHELL, HUMAN RIGHTS AND
    OIL IN THE NIGER DELTA Verso Books 2003
    Silvia Federici: “LE DONNE, LE LOTTE PER LA TERRA E LA RICOSTRUZIONE DEI
    COMMONS” In Università Cà Foscari Venezia. DEP. Deportate, Esuli e Profughe.
    Silvia Federici, George Caffentzis, Ousseina Alidou: “ A THOUSAND FLOWERS. SOCIAL
    STRUGGLES AGAINST STRUCTURAL ADJUSTMENT IN AFRICAN UNIVERSITIES”
    African World Press

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