Il decreto Cura Italia,
convertito nella legge 27 2020, all’art. 103 dichiara la
sospensione degli sfratti fino al 1° settembre 2020. Si tratta
dell’unico provvedimento in materia di politiche abitative messo in
campo dal Governo. Ci sono dunque tantissime lacune in questa legge,
ma perlomeno, attraverso l’art. 103, si cerca di permettere una
parziale attuazione delle disposizioni che prescrivono di “stare
tutti a casa”.
Orbene a Fidenza, un
comune del parmense di circa 25000 abitanti, il sindaco PD Andrea
Massari, ha sbattuto in strada una famiglia con 3 figli minori,
nonostante l’emergenza sanitaria in atto. In questo modo sta
esponendo queste persone, e coloro che dovessero venirne a contatto,
al rischio di contagio.
Lo sfratto, lo sgombero,
la cacciata di casa sono sempre situazioni tragiche che incidono
fortemente sulle condizioni fisiche e mentali di chi li subisce; in
questo caso viene messa in pericolo anche la vita stessa e la salute
pubblica. Si tratta di un atto gravissimo che anche le autorità
sovraordinate preposte dovrebbero prendere in considerazione e
sanzionare perché è un atto vigliacco e violento, che vede
coinvolti anche dei minori.
Ci teniamo inoltre ad
approfondire le circostanze in cui questa situazione si è
verificata, che riteniamo indicative di un modus operandi meritevole
di diverse considerazioni.
La famiglia in questione
è di origini tunisine, abita a Fidenza da tantissimi anni e viveva
in una casa popolare. A causa della perdita del lavoro da parte del
padre di famiglia si verificano delle morosità. Non riuscendo a
mantenere tutti i figli, due di loro vengono portati dai parenti in
Tunisia. La famiglia pian piano si riprende dalla fase di difficoltà
e formalizza un piano di rientro per la morosità della casa
popolare; i figli tornano per frequentare le scuole fidentine. Dai
documenti in nostro possesso, a fronte di un ammontare complessivo di
18.000 € di affitti, risultano pagati 16.000 €, con gli ultimi
versamenti effettuati a gennaio 2020. Non si capisce perché i
servizi sociali, gli assessori al sociale e il Sindaco non abbiano
fermato lo sfratto, che si concretizza il 25 gennaio 2020. La
famiglia viene quindi ospitata in un residence. Si accumulano così
spese per il Comune di molto superiori alla residua morosità del
nucleo. La diffusione dell’epidemia costringe l’amministrazione a
prolungare l’ospitalità nel residence; contemporaneamente gli
assistenti sociali infittiscono le minacce di una imminente revoca
dell’ospitalità, con inviti a tornare a casa (cosa non facilissima
da attuare in tempi di Covid, data la attuale difficoltà, nonché
pericolosità, di un viaggio aereo internazionale) e ad arrangiarsi a
trovare una casa privata in affitto (mentre tutte le agenzie
immobiliari sono chiuse).
Il 5 maggio, appena un
giorno dopo il termine del lockdown (che non implica certo la fine
dei pericoli di contagio e della necessità di restare a casa), la
famiglia viene fatta uscire dal residence, senza alcuna alternativa.
Per ora il pernottamento in sicurezza è consentito grazie
all’interessamento del datore di lavoro che ospita a sue spese la
famiglia presso un albergo.
All’uscita del
comunicato di denuncia della situazione da parte della Rete Diritti
in Casa di Parma, il sindaco Massari si scatena sulla stampa
elencando una lunga serie di nefandezze che sarebbero state messe in
atto dal nucleo, in gran parte vere e proprie falsità. Si proclama
la morosità totale da parte del nucleo (che in realtà ha pagato
quasi tutto), l’assenza da casa e presunte strategie per mantenere
l’alloggio popolare, il tutto dichiarato con un tono autoritario,
giustizialista e paternalista da manuale leghista. Il sindaco non si
fa scrupoli nello sciorinare dati sensibili conditi da dati
completamente inventati e chiacchiere di paese, in barba alla legge
sulla privacy. Un atteggiamento da querela.
L’unica colpa della
famiglia in realtà è quella di non avere le spalle coperte, di
avere trascorso dei periodi al limite della povertà assoluta e di
poter attualmente contare su un solo stipendio. Non pensiamo ci
siano colpe particolari per questo.
Aver sfrattato la
famiglia dalla casa popolare, proprio quando era in grado di
mantenerla, è stato un errore imperdonabile da parte dei servizi
sociali. In quella casa ci sono ancora tutti i loro mobili e gli
oggetti di uso quotidiano. Il buonsenso vorrebbe che in quella casa,
data la piena disponibilità a pagare la morosità residua, la
famiglia possa tornare.
Aver obbligato la
famiglia a lasciare anche il residence di emergenza, nella situazione
attuale, senza offrire alternative, è stato un atto criminale. La
casa è un diritto fondamentale, ora più che mai.
RETE DIRITTI IN CASA
PARMA
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